Un mese a Valencia con il progetto Erasmus+ Swap: «Così siamo usciti dal guscio per conoscere il mondo»
L’esperienza di una studentessa di 18 anni: il progetto prevede un percorso alternativo scuola-lavoro
Francesca Pellegrini *
Il progetto Erasmus+ Swap 2022 (school work alternative path, “percorso alternativo scuola lavoro”) ha visto quest’anno la partecipazione di molti studenti della Toscana, dalla terza superiore in poi.
Erasmus+ Swap è un programma dell’Unione europea nato nel 2019 per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport in Europa, nell’ambito del quale gli studenti partono verso paesi dell’Ue per fare esperienze lavorative e per studiare, ma non in tutti i casi. Aderendo al progetto, lo studente ha diritto alla borsa Erasmus che include un contributo della Commissione europea.
Ecco che ho deciso di parteciparvi. Il mio istituto, il liceo linguistico Ettore Majorana di Capannori, in provincia di Lucca, è stato uno di quelli che vi ha partecipato.
Prima di essere ammessa ho sostenuto un colloquio, ho scritto una lettera motivazionale in lingua straniera e ho compilato dei documenti. Dopodiché ho ricevuto un pocket money per le spese di vitto.
Quest’anno tutti noi che ne avevamo fatto richiesta siamo riusciti a partecipare e a cogliere la bellissima opportunità che il progetto ci hanno offerto.
Tra fine maggio e metà giugno e tra agosto e settembre siamo salpati ognuno verso diverse destinazioni: chi a Malta, chi a Dublino, chi a Letterkenny, sempre in Irlanda, chi a Valencia in Spagna. Proprio quest’ultima è stata la mia destinazione.
Colmi di curiosità, abbiamo conosciuto culture e persone diverse, allargando così la nostra visuale di una piccola provincia come Lucca.
Questo processo di apprendimento linguistico ci ha portati ad applicare gli insegnamenti ricevuti e non solo: è cresciuto in noi lo spirito di adattamento.
Erasmus+ Swap, insomma, ha arricchito il bagaglio formativo di noi studenti, sostenendo la professionalizzazione, la crescita personale e la motivazione allo studio.
Il lavoro non retribuito, previsto dall’alternanza scuola-lavoro, ha messo noi studenti nella condizione di utilizzare le competenze già acquisite e di integrarle con attività complesse nelle aziende dei Paesi selezionati.
Abbiamo provato per quattro settimane la vita da lavoratori, sfatando il mito dei ragazzi poco vogliosi di lavorare.
Per il lavoro c’era la possibilità di dare tre preferenze. Io, ad esempio, avevo scelto lavori in biblioteca o in agriturismi, ma mi sono imbattuta in altro tipo di lavoro, la commessa in una profumeria. Ho imparato così a relazionarmi con i clienti e ho appreso le parole tecniche.
Nel tempo libero si usciva tutti insieme, con il gruppo di scuola e altri conosciuti nel posto, si visitavano musei, parchi, piazze e locali.
Quest’esperienza è stata molto utile per socializzare, fare lavoro di squadra e per essere più responsabili. E tutto in autonomia, ricercando su internet i luoghi più attrattivi e utilizzando i mezzi di trasporto disponibili molto efficienti: il tram, il pullman o la metro.
Eravamo alloggiati in una famiglia aderente al progetto.
Mi sono trovata benissimo, la signora della casa, una bravissima cuoca, ci preparava la colazione e la cena e si occupava di tutti i servizi casalinghi.
In conclusione il progetto discusso ha fatto comprendere sia a me che a molti altri giovani che, il saltar fuori dal “guscio protettivo” della famiglia serve per lanciarci coscientemente in un mondo fitto di possibilità, dovendoci confrontare di conseguenza con le nostre insicurezze; per questo l’Erasmus è stato come un trampolino verso la realtà concreta.
Dunque consiglio a tutti quest’esperienza, come orientamento verso progetti futuri!
* Studentessa di 18 anni del liceo Majorana di Capannori (Lucca)