L’anoressia stava per uccidermi, il volontariato mi ha salvata: «Così sono rinata»
La testimonianza: «Per me sono stati anni difficilissimi: la morte di nonna e la malattia di papà. E io sono crollata»
L’autrice di questo articolo è una studentessa di 17 anni che partecipa al progetto “Scuola2030”. Per la delicatezza degli argomenti trattati, e in rispetto delle norme che tutelano i minori sulla stampa, ne omettiamo il nome.
«C’è un limite al dolore che una persona può sopportare». Questa frase potrebbe risultare banale, ma è piena di significato e mi ha colpita profondamente.
Quelli dal 2019 al 2022 sono stati anni piuttosto difficili per me partendo da problemi personali, come la morte della nonna paterna, reazioni allergiche significative di cui ho sofferto, l’infarto del babbo, un’appendicite finita in peritonite, e passando da problemi che hanno colpito tutto il mondo, primo fra tutti il Covid.
Noi giovani abbiamo risentito molto della pandemia: stare chiusi in casa, non uscire con gli amici, regole imposte e così via.
Personalmente non l’ho presa bene e tutto lo stress e il dolore accumulati mi hanno portato alla depressione e a disturbi alimentari. Non avevo voglia di uscire, di mangiare, di socializzare. Amavo la mia solitudine, ma quella non era vita.
A marzo di quest’anno sono stata ricoverata d’urgenza all’ospedale Meyer di Firenze per uno scompenso cardiaco dovuto al sottopeso.
A seguito di questo evento, qualcosa è cambiato: mi sono affacciata sul mondo del volontariato.
La voglia di aiutare il prossimo, di stare dalla parte del soccorritore e non dalla parte del paziente, il voler capire il dolore altrui sono valori che una volta nella vita chiunque dovrebbe provare.
Da settembre faccio parte del gruppo dei volontari della Pubblica assistenza di un paese della provincia di Pisa, dove ho conosciuto persone straordinarie, dove ho trovato colei che ha “volato” la strada da Pontedera a Firenze, e dove ho stretto amicizie con ragazzi e ragazze della mia età, che sanno della mia malattia e mi supportano e aiutano tanto.
Alla televisione sento spesso dire che alcune associazioni sono a corto di volontari e questa notizia mi lascia stupefatta, visto il gruppo unito che siamo noi.
Il volontario è un’attività che ti aiuta a crescere e ti fa sentire bene con te stessa, che ti fa andare a dormire con il pensiero di dire: «Ah, oggi ho aiutato persone in difficoltà».
Questo per dire che la Pubblica assistenza, e i volontari al suo interno, mi hanno fatta rinascere, mi hanno aiutata a socializzare e a ritrovare quel benessere stando in gruppo.
È vero, non posso dire certamente di essere uscita dall’anoressia, visto che la strada è molto lunga, ma l’importante è sapere di poter contare su qualcuno.
Questo è il messaggio chiave per l’aiuto verso il prossimo.
Invito pertanto i giovani ad affacciarsi e a informarsi sul mondo del volontariato e a trascorrere il loro tempo libero nel miglior modo possibile.