Il Tirreno

Toscana

Elezioni

Le incognite: solidità e governabilità

di Emanuele Rossi

Riforma costituzionale possibile ma non senza un referendum

28 settembre 2022
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Ora che le elezioni si sono svolte, abbiamo un’idea abbastanza precisa delle forze che abbastanza in quanto ancora alcuni seggi sono incerti, e soprattutto perché non sappiamo con sicurezza come si posizioneranno nei diversi gruppi parlamentari i candidati eletti nei collegi uninominali. Ma un’idea di fondo l’abbiamo, e su di essa possiamo fare qualche ipotesi sulle maggioranze.Per quanto riguarda, in primo luogo, la maggioranza assoluta nelle due Camere, necessaria per dare la fiducia a un Governo, questa è saldamente nelle mani del centrodestra, il quale potrà contare su 235 deputati alla Camera (su un totale di 400 deputati) e su 113 senatori (su un totale di 200).

Al netto di eventuali aggiunte da parte dei parlamentari eletti nella circoscrizione Estero, questi numeri sono di per sé sufficienti a consentire di sostenere un governo comune. Con una precisazione tuttavia: e cioè che tutte e tre le formazioni della coalizione che hanno avuto seggi (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia) siano compatte: se infatti una di queste tre venisse meno, le altre due non avrebbero la maggioranza. Il che attribuisce anche un potere di interdizione a ciascuna di queste tre forze.Durante la campagna elettorale si è poi discusso di riforme costituzionali, per le quali sono necessari - come stabilito dall’art. 138 della Costituzione - o i due terzi di ciascuna Camera oppure la (sola) maggioranza assoluta, ma in questo secondo caso con la possibilità di richiedere un referendum popolare. Nel nuovo Parlamento il centrodestra non avrà la maggioranza dei due terzi né alla Camera né al Senato: nella prima sarebbero necessari 267 deputati (mentre, come si è detto, il centro-destra si ferma a 235); nel secondo ne servirebbero 134, senza contare i senatori a vita (e il centro-destra ne ha 113). Una maggioranza che non sarebbe possibile neppure con il sostegno del Terzo polo di Calenda-Renzi. Al contrario, il centrodestra avrebbe i numeri per avrebbe i numeri per approvare, con le proprie sole forze, una riforma costituzionale a maggioranza assoluta, ma in questo caso l’opposizione potrebbe richiedere il referendum. E su questo le esperienze di Berlusconi prima (2006) e Renzi poi (2016) potrebbero scoraggiare: ma mai dire mai.

Un altro numero da tenere presente è quello della maggioranza dei tre quinti nel Parlamento in seduta comune: quota necessaria per eleggere dieci componenti del Consiglio superiore della Magistratura e cinque giudici della Corte costituzionale (nel primo caso tale maggioranza è calcolata sui votanti, nel secondo sugli aventi diritto). Anche qui, sulla carta, il centrodestra non ha i numeri per fare da solo (ne servirebbero 360, il centrodestra si ferma a 348), ma con qualche aiuto non sarebbe difficile arrivarci. Un’ultima, spero inutile, considerazione. Il centrodestra avrebbe anche i numeri per eleggere (da solo) il Presidente della Repubblica. Come si sa, tuttavia, il mandato di Mattarella scadrà dopo la fine della legislatura che va ad iniziare, quindi il prossimo Parlamento non dovrebbe occuparsene. Speriamo che questo basti a scongiurare qualsiasi tentativo di delegittimare il Presidente in carica. A buon intenditor...*docente di diritto costituzionale alla Scuola Superiore Sant’Anna saranno presenti nel prossimo Parlamento.

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