A tavola gratis con i poveri, nelle ex oasi rosse l’Arci si inventa il pranzo anti-recessione
A Prato in tre case del popolo di periferia ogni giorno i pensionati soli e fragili trovano un pasto e l’occasione per uscire dalla solitudine
PRATO. Quando va bene alla mensa della Caritas gli rifilano una rosetta. Una scorta per il giorno dopo. «Ma dopo una notte al freddo il pane si secca» e a lui non resta che uno sconsolato gorgoglìo nello stomaco. Così Luigi, 71 anni, 36 passati da “stradino” e manovale a cottimo, una pensione minima e nulla al mondo oltre a se stesso, s’è «già segnato per venire tutti i giorni». In fondo «l’obiettivo di questa tavola e del progetto», dicono Elisa Barni e Simonetta Bernardini, le assistenti sociali, «è cambiare la prospettiva della giornata a queste persone». E se come Luigi dormi in macchina da sei anni solo con i tuoi pensieri, due maglioni e un paio di calzoni sdruciti, buttato in un parcheggio del Grignano, i tortelli di patate con il ripieno di mortadella di Prato devono per forza darti la netta sensazione di aver svoltato. «Eh sì, ormai sono abituato alla macchina, ma avere almeno un posto dove mangiare per me è ottimo».
Ottimo, come un buon pasto, come qualcosa che sa di ottimismo, dice Luigi, ex muratore che la retorica delle periferie abbandonate definirebbe uno dei “forgotten” della sinistra, dei dimenticati, degli esclusi dall’agenda politica delle élite e dai grattachecche e fichetti del Pd, insomma una delle ragioni del successo del sovranismo grilloleghista nel Paese. Per questo questa tavola con le tovagliette bianche di carta e i barattoli della pomarola usati come vasi per i fiori di campo sembra un sussulto, una specie di piccolo e silenzioso atto di ribellione, un pranzo anti-recessione, una forma di protesta contro il cattivismo.
“C’è pasto per te” l’hanno chiamato i volontari dell’Arci non tanto per scimmiottare la famosa e melensa trasmissione televisiva, ma quasi per sancire la distanza fra chi posto lo fa e chi un posto lo nega, «per far capire che in un periodo in cui le porte si chiudono, noi siamo quelli che le tengono spalancate», dice il presidente dell’associazione Enrico Cavaciocchi. La formula è semplice: dal lunedì alla domenica, a girare in tre case del popolo di Prato, nei quartieri popolari, quelli un tempo fortino della classe operaia e del Pci, anziani poveri o anche semplicemente soli possono avere un pasto gratis e una tavolata di amici con cui parlare, scherzare, magari giocare a carte, oppure leggere poesie, le poesie di Raffaele Vita.
Settantasei anni, pensionato, dice di essersi affacciato al circolo Arci di via Bambini con un po’di imbarazzo: «Io vivo solo e mi fa piacere pranzare con altre persone oggi, ascoltare i loro problemi e parlare. Ma una pensione, seppure minima, ce l’ho e mi dispiace perché magari là fuori c’è qualcun altro che ha più bisogno di me».
Eppure, sebbene si senta quasi un imbucato, Raffaele non è affatto fuori posto. Non è uno dei 200 a cui il Comune garantisce un pasto ogni giorno alla mensa La Pira né vive l’angoscia di chi si rivolge alla Caritas, ma «questa iniziativa – spiega Luigi Biancalani, assessore al sociale – punta ad intercettare anche gente che sfugge ai servizi sociali, perché magari non è abbastanza povera per l’emergenza ma non per questo si può dire non sia finita in un vicolo cieco». In un fondo chiuso della solitudine e dell’abbandono sociale. «La globalizzazione ha trasformato la marginalità. Che non è più solo povertà, ma anche solitudine. Per questo abbiamo scelto di finanziare e condividere il progetto dell’Arci».
A tavola oggi ci sono una ventina di persone. È appena arrivata l’arista e Giovanni sorride. «Vivo con meno di 300 euro al mese – dice – Ma sono venuto soprattutto per stare con qualcuno, per cercare amici, e poi, oh, a Palermo mi chiamavano il re degli arancini. Se volete ve li cucino», si fa avanti e dalla tavola si solleva una specie di ola. Anche la signora Marangon, 91 anni, è qui per lo stesso motivo. Originaria di Chiesanova, ce l’ha portata la figlia Ivana. «È sempre sola in casa, noi lavoriamo, siamo spesso fuori. E lei non ha nessuno in città. Torneremo anche domani». Una settimana fa, all’inaugurazione a Borgonuovo s’erano presentati più politici locali e funzionari del Comune che anziani.
Insomma, più palco che realtà. E un po’ era sembrato che l’Arci stesse dettando la linea al Pd sulle periferie e il partito si fosse messo a ruota per sfruttarne la scia, una scia rinnegata da tempo. In fondo non è casuale neppure la scelta delle case del popolo. Borgonuovo, Maliseti e Grignano sono alcuni dei quartieri in cui il 4 marzo la linea rossa s’è spezzata. Fuori da questo circolo, fra i palazzi di case popolari anni ’70, il sobborgo e le fabbriche, il Pd è sprofondato. Molte sezioni di Grignano sono passate ai Cinquestelle, mezza Maliseti ha votato a destra, soprattutto la Lega.
E per Matteo Biffoni, sindaco renziano uscente, è appena ricominciata la campagna elettorale. «Questo progetto – dice – riconnette chi è fragile o vive nella solitudine con una comunità, tramite i circoli si riaggancia al mondo». E tramite i circoli i dem, magari, si riagganciano a un popolo perduto. «Questa storia di considerare l’Arci come una gamba del Pd è ormai un refrain stanco e logoro», dice Cavaciocchi, «siamo felici di esserci inventato un’iniziativa che speriamo di poter esportare in tutta la Toscana». «Ma dove se non nei circoli Arci poteva nascere un progetto così», dice Stefania Saccardi, assessore regionale alla salute e al sociale, venuta a verificare come siano stati spesi i soldi della Regione. Ventimila euro li ha stanziati l’assessorato, 45 mila il Comune.
E per ora “C’è pasto per te” è una sperimentazione. Promosso dall’Arci in collaborazione con Slowfood, Conad, Caritas e altre associazioni andrà avanti fino a luglio. «Siamo preparati a mettere a tavola 25 persone al giorno – dice Cavaciocchi, ma se le richieste crescessero, le parrocchie sono già pronte a collaborare». Il format non è un unicum, esiste a Firenze dal 2013, ma è il primo in Toscana che offre un pranzo gratis a pensionati ed anziani tutta la settimana: dal lunedì al sabato in tre circoli Arci. Il Cherubini di Grignano è una specie di simbolo nella mitografia della ex Toscana rossa, la casa del popolo in cui Roberto Benigni nel’75 mise in scena il “Cioni Mario”, il monologo travolgente, comico e gonfio di oscenità che fu l’atto di nascita di “Berlinguer ti voglio bene”. E in effetti anche adesso sta per finire «’i ricreativo» e «principia a avviare i’ curturale». Raffaele dice che vorrebbe attaccare con una delle sue poesie. «Sta bòno nini, che ora arriva ’i dolce».