Pol Roger "Churchill"
La saga continua con il 2018esordio di Damien Cambres
La storia è di quelle davvero profonde (175 anni) e speciali. Ha il primo punto di svolta nella conversione di un erede di notaio di Epernay in difficoltà finanziarie a vignaiolo di successo, e il secondo nella liason di stima e affetto profondi tra uno degli uomini più importanti della sua epoca, il premier inglese Winston Churchill, e una delle donne più affascinanti del tempo, Odette Pol Roger. Lui già amava lo Champagne; lei lo incontra quando la guerra sta finendo e l’ambasciatore francese a Londra dà una cena per celebrare l’armistizio; e, presente madame, fa servire agli ospiti, Churchill in primis, il Pol Roger della mitica annata 1928. Il legame che nasce quella sera non si scioglierà più. Odette – che peraltro aveva attivamente collaborato con la Resistenza francese durante l’occupazione nazista – riserva a Churchill la crema dei caveau della maison; lui, riconoscente, battezza Pol Roger il purosangue che – destino - vince il giorno dell’incoronazione di Elisabetta II la corsa clou del programma. La casa poi, a dieci anni dalla sua scomparsa (vendemmia 1975, rilascio 1984) gli dedicherà a perenne memoria la sua Cuvée “prestige”. Oggi la storia vede la quinta e sesta generazione in campo con 92 ettari vitati propri, due milioni di bottiglie annue e una nuova cantina varata a un passo dalla storica e proprio dove, a inizio ‘900, un tragico crollo aveva azzerato gran parte degli edifici di zona.
A portare in tournée i nuovi Champagne (distribuiti in Italia da Compagnia del Vino, la fine label di Roberta Cenci e Antonio Guerra) è Bastien Collard, ultima covata di famiglia. A Roma il Winston 2018, n. 22 della serie e primo firmato da Damien Cambres, chef de cave dal 2017, ha “visitato” le maggiori enoteche sfilando in 500 cabrio gialla e scegliendo per il “dinner” ufficiale la terrazza gourmet e con vista totale di Ozio, creatura di Paolo De Angelis, e la cucina sapida e ammiccante di Salvatore Testagrossa. Vino importante da millesimo importante, 100% Grand Cru, Pinot Noir come faro (e per un quinto Chardonnay) regala volume e profondità trainati da una scorrevolezza e una panoplia aromatica d’alta classe. A fargli da gustosa premessa il Vintage pari annata e l’impeccabile Brut Réserve.