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Il Pineto del bar Piccinino, ecco il London Dry made in Pisa: l’omaggio a D’Annunzio e quei 33 tentativi per trovare la formula giusta

di Francesco Paletti
I due creatori del liquore pisano
I due creatori del liquore pisano

Creato da Michele Bazzarelli e Mattia Richichi, 38 e 33 anni, è arrivato al quinto lotto di produzione

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C’è il ginepro. E poi bacche di mirto e aghi di pino, semi di coriandolo, scorza di limone e radice di angelica. Profumi e sapori di macchia e di pineta, chiusi in una bottiglia. Che non a caso si chiama “Pineto”. È un London Dry, il gin dal disciplinare più restrittivo, con le botaniche distillate assieme nell’alambicco e praticamente senza zucchero. E lo fanno a Marina di Pisa. Se lo sono inventati due ragazzi, cresciuti e diventati uomini, e amici fraterni, lavorando fianco a fianco, per anni, fino al giorno in cui hanno deciso di fare il salto e mettersi in proprio. Per incontrarli e per assaggiarlo, bisogna andare al Bar Piccinino, un piccolo locale affacciato sul lungomare, aperto anche d’inverno, dove il tempo rallenta e la convivialità e l’attenzione alle materie prime la fanno da padroni.

Lì, seduti ad un tavolino, ci sono Michele Bazzarelli e Mattia Richichi, rispettivamente 38 e 33 anni. Il primo lavorava in un noto ristorante della zona, a tempo indeterminato. Il secondo, laureato in economia, aveva addirittura vinto un concorso in ferrovie ed era diventato capostazione. Hanno mollato tutto per inseguire il loro sogno, «un locale sì, ma come piace a noi» sorridono. E per renderlo ancora più somigliante, un anno fa si sono inventati “Pineto”, che è una storia tutta da raccontare, fatta di amore per il territorio e per la poesia. Perché l’idea di questo London Dry ha cominciato a prendere forma un pomeriggio, nella pineta di San a Piero a Grado, «dove vado a passeggiare con il cane che mi ha fatto prendere la mamma di Mattia» dice Michele.

E perché s’ispira alla “Pioggia nel Pineto” di Gabriele D’Annunzio che, stando almeno ad alcuni biografi, sarebbe stata composta proprio a Marina di Pisa. Basta guardare la bottiglia: «E il pino ha un suono, e il mirto altro suono e il ginepro altro ancora, strumenti diversi sotto innumerevoli dita» è il verso della poesia del Vate riprodotto nell’etichetta. Sono i profumi e i sapori che Michele e Mattia hanno messo nella bottiglia. Ci hanno provato 33 volte, prima di trovare la formula giusta. Poi hanno conosciuto una distilleria di Barga, che «utilizza alcol biologico di altissima qualità» e, insieme, hanno prodotto il primo lotto, da 200 bottiglie. Era il luglio di un anno fa. Adesso sono arrivati al quinto. E potevano averne prodotto e venduto anche di più. «È venuta a cercarci anche la grande distribuzione, ma abbiamo detto di no».

Per bere, e comprare “Pineto”, bisogna andare al “Piccinino” di Marina di Pisa, il bar dai cui scaffali sono scomparse le marche di gin di più largo consumo. «Serviamo il nostro – dicono – e quello di altri artigiani che, come noi, hanno cercato una loro strada».
 

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