Musica, arte & cucina: Cook-Inc festival al Mercato del Carmine
In mezzo, fra le navate dell’ex luogo di culto, si intervallano un convegno, performance e vari contributi con vista cucina
LUCCA. Musica, arte e cucina sono forme espressive prive di confini, capaci di promuovere il dialogo nell’istante in cui vengono poste in essere. Domenica il Mercato del Carmine di Lucca, oggetto di rilancio dopo circa mezzo secolo di oblio, si apre alla prima edizione del Cook-Inc Festival, dimostrandoci come quello del cibo sia un linguaggio universale. A partire dalle 10 (a oltranza) la bella chiesa un tempo consacrata ai Carmelitani Scalzi si fa luogo di confronto fra varie arti accomunate dal filo conduttore della tavola. Così fotografia e colazione a base di pane e marmellata, musica e pizza a pranzo, pittura e l’interessante cena messa insieme a più mani, si faranno caleidoscopio di una comunità.
In mezzo, fra le navate dell’ex luogo di culto, si intervallano un convegno, performance e vari contributi con vista cucina. Per cui, dopo la colazione con i prodotti di Forno Brisa di Bologna, ci saranno le conferenze del mattino inaugurate alle 11. 30 da Andrea Pieroni, già direttore dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, in un intervento sulle cucine popolari. «I germogli si sviluppano sempre da gente che mette in connessione diversità culturali. Fra i fornelli non occorre comunicare attraverso un idioma perché parla per tutti il cibo. Come accade nella musica e nei vari contesti artistici - spiega Anna Morelli, organizzatrice del festival per Van den Berg Edizioni in collaborazione con gli chef del Giglio di Lucca - il pubblico sarà attore e insieme spettatore di convegni, mostre, osserverà cucinare cuochi giunti a Lucca anche da Bogotà e Copenaghen». E a dimostrare che il cibo nutre e si autoalimenta dove c’è contaminazione, alle 12. 30 Massimo Vitali, il fotografo dei grandi spazi, darà un saggio della sua visione dell’identità italiana insieme a Matteo Balduzzi. E così via con le apicultrici Francesca ed Elena Paternoster, il semiologo e saggista Gianfranco Marrone, la tavola rotonda sul vino cui parteciperanno la cuoca Agata Felluga, l’esperto di vini naturali Alberto Farinasso, il musicista Maurizio Carucci degli Ex-Otago. E poi la riflessione del writer Paolo Zarotti sui diversi linguaggi che coinvolgono la cucina, mentre il fotoreporter Tommaso Protti esporrà nove immagini ad anticipare il futuro libro sulle disuguaglianze nella distribuzione del cibo in Brasile. Questa prima edizione del Cook-Inc Festival all’apparenza ha un prezzo non propriamente popolare (il biglietto costa 160 euro) che in realtà lo diventa se pensiamo che dà diritto a circolare all’interno dell’ex chiesa di Santa Maria del Carmine dove si tengono concerti e momenti di approfondimento, ma anche la colazione del rinomato Forno Brisa di Bologna, un pranzo a base di pizze d’autore, aperitivi con una cocktail list a cura di Velier e Franklin 33, infine l’attesa cena a più mani di una ventina di chef coordinati da Lorenzo Stefanini, Stefano Terigi e Benedetto Rullo del Giglio di Lucca.
Fra loro ci sono Chiara Pavan e Francesco Brutto del Venissa di Mazzorbo (Ve) , esperti utilizzatori di ingredienti come la rapana venosa e il granchio blu che stanno infestando la laguna. Karime Loper e Takahiko Kondo di Gucci Osteria a Firenze s’ispirano nel piatto in menù ad una Versilia contaminata dal giapponese ichigoboshi e dal sambuco. Il cuneese Juri Chiotti porta esempi di cibo libero di montagna, mentre cozze, papaya, coriandolo, fava tonka sono gli ingredienti del piatto colombiano di Alvaro Clavijo (El Chato, Bogotà) . E ancora: risotto al verde e lumache dai cuochi della Torre (Fondazione Prada, Milano) , crostata di cipolle e prugnole in salamoia dei nordici Emilie Qvist Kjærgaard e Simon Seidelin Basballe da Copenaghen. «Sarà un momento di scambio in allegria, una grande festa in cui persone apparentemente di mondi lontani racconteranno la loro visione del cibo, lasciando ciascuno di noi un po’più arricchito», sintetizza Anna Morelli.
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