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Lollobrigida, ma non è riuscita ad uscir bene di scena

di Andrea Di Consoli
Lollobrigida, ma non è riuscita ad uscir bene di scena

Fra problemi e raggiri, negli ultimi anni è stata troppo spesso umiliata in tv

17 gennaio 2023
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Faccio parte di una generazione che attrici come Gina Lollobrigida le ha conosciute solo in differita, con qualche decennio di ritardo. Quando ho iniziato a innamorarmi del cinema – nei primi anni Novanta – Lollobrigida era una leggenda ancora viva, ma già legata alla storia.

Nel presente, lei non c’era più. Nei nuovi film che uscivano lei non si vedeva mai. I cinefili più vecchi me ne parlavano con ammirazione - e anche con una sorta di nostalgico innamoramento, come è capitato a quelli della mia generazione con Edwige Fenech o Stefania Sandrelli - ma di fatto era come sentir parlare di cose passate, di epoche ed atmosfere storiche che potevo solo esplorare con l’immaginazione.

Prima di andare via dal piccolo paese lucano dove vivevo, nel 1996, Gina Lollobrigida era già un personaggio al tramonto. Sentivo che tutti la amavano incondizionatamente, ma era una specie di sopravvissuta di una stagione gloriosa del cinema italiano e internazionale del dopoguerra. Già all’epoca mi capitava di vederla in televisione, invitata e usata dai tanti programmi "contenitore" che con la scusa di festeggiare e omaggiare provano sempre a trascinare leggende del passato nel becero teatrino della televisione gossippara. La guardavo con un velo di malinconia, e nel frattempo mi capitava di vederla in qualche film riacciuffato qua e là, iniziando a capire quanto sia difficile per una leggenda vera uscire di scena nel modo migliore.

Nei confronti degli anni ’50 io provo sentimenti contrastanti. Da un lato rimpiango quell’Italia umile e unicamente tesa a rinascere dalle macerie della guerra, dall’altro provo fastidio per la retorica del Paese intriso di speranza e di ottimismo, visto che quello è stato anche un decennio di bigottismo e di selvaggia speculazione economica. Ma quando penso agli anni ’50 io vedo sempre davanti a me il volto di Gina Lollobrigida in Pane, amore e fantasia, la sua spavalda e genuina bellezza. Ma la Lollo che ho vissuto in prima persona - anche da autore televisivo, diventando più adulto - è stata tutt’altra cosa. Era una vera diva che si muoveva negli studi televisivi come una regina "honoris causa" costretta a pranzare per necessità con la servitù, a farsi dare del tu dagli autori, a raccontare sempre le stesse cose - per esempio la presunta rivalità con Sophia Loren -, magari per sentire che l’affetto del pubblico era ancora vivo.

Tutto divenne ancora più struggente quando iniziarono a emergere problemi legati a qualche raggiro. Una delle icone più luminose del cinema italiano si era ritrovata ad alimentare per "sperdutezza" un chiacchiericcio di basso livello nei programmi televisivi pomeridiani, che godevano a esibirla come la caricatura di se stessa. Tutto con affetto, per carità, ma senza alcun riguardo reale per chi aveva legato il proprio volto a una stagione importante della storia del Paese.

Purtroppo per la mia generazione lei non sarà mai soltanto la diva che tutti sappiamo, ma anche la donna fragile e generosa che non ha saputo scendere a patti con il tempo che passa. Vederla in quei programmi, ogni volta, faceva sentire in lei un insopportabile sentimento di umiliazione per essere sopravvissuta a un’età dell’oro. Noi tutti avremmo dovuto difenderla di più. Ma, ripeto, nessuno conosce il modo giusto che hanno le leggende di uscire di scena.

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