Il Tirreno

Firenze

Nel vecchio rifugio antiaereo la mostra per ripensare l’abitare

SABRINA CAROLLO
Nel vecchio rifugio antiaereo la mostra per ripensare l’abitare

Riunite le opere degli architetti che parteciparono alla Biennale 20 anni fa

02 luglio 2022
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Vent’anni fa un manipolo di giovani architetti fece un colpo di mano. In diciotto si presentarono al direttore della Biennale di Architettura di Venezia dell’epoca, Deyan Sudjic, e gli proposero di organizzare un momento di riflessione collettiva sull’abitare, ideando e realizzando in scala 1:1 ciascuno uno spazio abitativo di 16 mq costruito in pannelli di legno truciolare.

Ogni progetto era pensato per una persona reale: lo scrittore Carlo Lucarelli, una monaca di clausura, l’artista Franco Ionda, un urbanista single, l’artista Erich Demet, un operaio stagionale, un etologo e così via. Il villaggio di monoabitazioni venne installato su una piattaforma in acciaio posizionata nei giardini della Biennale, nell’area libera dietro al Padiglione del libro. Una sorta di città ideale che invitava a ragionare sul valore dello spazio abitativo, le sue necessità e i possibili sviluppi. Dopo due decadi, questa azione collettiva viene riproposta in una mostra documentaria dal titolo “Lonely Living. L’architettura dello spazio primario”, aperta fino a giovedì 8 settembre 2022 al Rifugio Digitale di via della Fornace 41, tutti i pomeriggi (nel fine settimana su appuntamento). Nell’affascinante spazio recuperato sotto il piazzale Michelangelo sono allestiti su pannelli digitali i documenti che testimoniano l’impresa del 2002, con fotografie delle costruzioni, disegni, descrizioni, masterplan. «La pandemia ci ha costretto a ripensare all’abitare, un tema che non veniva affrontato da tempo», ha dichiarato Laura Andreini, socia fondatrice dello studio Archea e una dei protagonisti della rassegna. «Gli spazi minimi sono da ripensare, in ottica di sostenibilità, di salute e di socialità, e questa mostra può rappresentare il punto di partenza per una nuova ricerca aperta ai privati, alle amministrazioni pubbliche e alla società civile».

Per questo l’8 settembre, ovvero la data in cui si aprì l’VIII Biennale del 2002, l’esposizione si concluderà con una tavola rotonda in cui, oltre ai protagonisti di allora, sono invitate le nuove generazioni di architetti, per un confronto aperto sulle questioni esistenziali della vita metropolitana, dell’isolamento psicologico e della solitudine, per «ritrovare uno spirito collettivo di condivisione delle tematiche sociali e proporre idee comuni che possano avere un valore programmatico» conclude Andreini. «Siamo stati dei precursori, passando dallo slogan ‘una casa per tutti’ a quello di ‘a ciascuno la sua casa’», le fa eco Carlo Terpolilli di Ipostudio. «Le questioni dell’abitare minimo sono ancora molto attuali, la pandemia ha sottolineato problematiche che avevamo anticipato, come gli spazi del vivere eccessivamente ridotti, la necessità di una relazione con l’esterno, di ambienti di condivisione più ampi rispetto a quelli di riposo. È arrivato il momento di riaprire il dialogo e lanciare proposte utili a partire da quell’esperienza». La mostra inaugura la stagione delle esposizioni al Rifugio Digitale, che da questo ottobre a luglio 2023 vedranno protagonisti progetti fotografici e architettonici attorno al tema del “Supernatural”. Come spiega Irene Alison, curatrice del programma con Paolo Cagnacci, «si tratta di un percorso ragionato sul lavoro dei fotografi contemporanei che stanno esplorando l’idea del superamento del naturale. ‘Supernatural’ quindi in una triplice accezione: superare il naturale verso una dimensione completamente artificiale, come per esempio le utopie del transumanesimo; il ritorno a una dimensione ancestrale che rifiuta il progresso; la ricerca di una spiritualità, di una dimensione metafisica, nell’era del capitalismo avanzato».

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