Rugby, non vediamo tutto nero
Pronti per la madre di tutte le partite: c’è la Nuova Zelanda, vincendo siamo ai quarti. Crowley: abbiamo sempre perso, ma niente paura. La storia è fatta per essere riscritta
Italia-Nuova Zelanda, la partita della vita. Quella che ti sogni per quattro anni, come dice Fischetti, o quella giochi perché era il sogno di tuo padre, Nicotera, o che hai già giocato in Under 20 e sai cosa ti aspetta, Lamb, o, magari, quella che hai già giocato cinque anni fa ma non ti ricordi quasi niente, Morisi. Domani l’Italia del rugby cercherà di scalare il suo Everest (alle 21, diretta su RaiDue e su SkySport1), di ritagliarsi un posto nella storia. Mai vinto contro gli All Black, ed è un dato.
«Ma la storia non vuol dire niente. La storia è sul giornale di ieri, non in quello di domani», dice Ian Foster, capoallenatore dei neozelandesi. E Kieran Crowley, commisario tecnico azzurro, è sulla stessa linea: «La storia è fatta per essere riscritta». Quello che è stato conta poco, è qui e ora che ci si misura con le proprie ambizioni e le proprie paure. Se ce ne sono. «Questa squadra non ha mai giocato con la Nuova Zelanda – dice Crowley – non mi illudo, ma so cosa ci aspetta e ho fiducia nel nostro gioco. Non credo, come qualcuno dice, che gli All Black siano più facili da battere quest’anno. Questo è il top del rugby mondiale, ogni aspetto è vagliato e studiato. È chiaro che cercheranno di intimidirci con una forte presenza in campo, soprattutto davanti».
«Intimidire? Non è una mancanza di rispetto per gli avversari. Questo è il rugby, tutti provano a fare così. Il rugby è un gioco fisico, ma senza mancare di rispetto a nessuno», risponde Foster a distanza.
«Credo che cercheranno di fare come il Sudafrica nel 2019 – spiega Luca Morisi domani centro contro Jordie Barrett – anche lì chi perdeva sarebbe uscito. E loro ci hanno bullizzato, aggredito». «Dovremo essere dei cafonacci, degli ignorantoni – conferma Giacomo Nicotera – ma con grazia«. «Prepotenti e arroganti, sarà una battaglia e io amo le battaglie», chiosa Fischetti.
Anche Ardie Savea, capitano degli All Black, si aspetta una partita molto fisica: «Se sulla sfida degli impatti non si risponde con la propria fisicità il match potrebbe mettersi male.
Il nostro focus sarà la conservazione del pallone, un pallone che può diventare molto scivoloso. Tutta la squadra italiana, non due o tre giocatori, tutta è performante nella conquista e difesa della palla». Kieran Crowley ha scelto la migliore formazione possibile, Capuozzo torna ala, Varney e Garbisi in mediana, Allan estremo.
«Il clima nel gruppo è perfetto, siamo pronti alla sfida», dice Michele Lamaro, capitano azzurro. Gli All Black li ha visti una volta, dalla tribuna, a Roma nel 2016. In teoria, anche perdendo, gli azzurri avrebbero comunque una seconda possibilità contro la Francia (legata però a diversi calcoli tra possibili bonus e differenze punti), per la Nuova Zelanda non ci saranno invece prove d'appello: se perde è fuori.