Cabral, scarpe Diem: le calzature arancioni fanno volare il bomber
Da febbraio l’attaccante viola segna come Osimhen
i Francesca Bandinelli
Firenze Da fedele scudiero di Luka Jovic a eroe, con tanto di superpoteri. Arthur Cabral si è acceso i riflettori addosso e, a suon di reti ha messo in un angolo ogni incertezza. La sua ricetta è stata esattamente questa: cogliere l’attimo, capitalizzare il tempo e trafiggere l’avversario. Senza pietà. Anche ora non gli interessa la cabala, conta solo fare gol. Per trascinare la Fiorentina il più in alto possibile, tagliando quanto prima il traguardo delle 90 marcature in carriera in tutte le competizioni. Basta un centro, uno solo. E trovarlo stasera in Turchia contro il Sivasspor avrebbe un significato ulteriore. Un po’ perché ogni volta che ha lasciato il timbro in Conference, la sua squadra ha sempre vinto (col Basilea prima e con la Fiorentina dopo) e un po’ pure perché la voglia di conquistare il passaggio del turno, è più forte di tutto.
Italiano ci ha scherzato su: merito degli scarpini, ha detto. Sfogliando il suo album personale su Instagram, effettivamente il colore delle scarpe è cambiato (dal verde indossato con lo Spezia, si è passati all’arancio delle ultime settimane), ma su quel fronte è più una questione di sponsor. Il genio, oltre alla fisicità, invece no: sono un marchio di fabbrica tutto suo. La realtà è racchiusa nel pieno di fiducia e condizione che il giocatore ha messo insieme.
Da febbraio, sommando tutte le competizioni, il brasiliano sta viaggiando allo stesso passo di Victor Osimhen, il re dei gol in A: a dire il vero, il rapporto tra reti realizzate e minuti giocati è addirittura migliore per l’ex Palmeiras (una rete ogni 66,5 minuti) rispetto al nigeriano (una ogni 100). L’obiettivo, ora, è tentare uno scatto in avanti ulteriore, intanto in quella Conference che per lui è diventata vetrina straordinaria. Sì, perché tra partite di qualificazione e torneo, nelle due edizioni disputate, ha messo a segno ben 18 gol in 22 gare, dando prova del suo istinto in area. Praticamente un killer. Sia chiaro, il bomber della competizione attuale è il compagno Jovic, ma questo non può che essere un vantaggio per Fiorentina.
In un anno, Cabral, con sacrificio e sudore, ha rovesciato tutto, mondo e prospettiva. Di mezzo c’è stato l’ambientamento, la necessità di conoscere le dinamiche del calcio italiano e pure i meccanismi di squadra. Il dover essere a tutti i costi l’erede di Dusan Vlahovic non l’ha mai impressionato, le responsabilità l’ha sempre sopportate bene, anche se qualche tessera del mosaico ci ha messo del tempo a sistemarla al suo posto. Dirigenza e allenatore non l’hanno mai abbandonato e ora che da “Semola” si è ritrovato ad essere davvero Re Artù non intende fermarsi.
Ha timbrato di destro (con Twente, Braga, Spezia, Monza e Cremonese) , di sinistro (con Braga e Verona), di testa (con l’Empoli), in acrobazia (col Braga), con un tap-in (al Riga) e su rigore (all’Inter) dando prova della sua straordinaria versatilità. Cresciuto nel mito di Ronaldo il fenomeno, ne ha studiato ogni movimento, pronto a carpire la qualità del campione. Il dna, però, è il suo, quello del bomber che, dopo essersi trasferito in Europa, dal Cearà, non ha perso mai l’occasione di tagliare il traguardo della doppia cifra di marcature. Questa volta, però, vuole di più: il graffio verso la conquista di un nuovo trofeo, oltre vent’anni dopo l’ultima volta, punta a mettercelo lui. Sembrava poter partire dalle retrovie, stasera, invece le questioni burocratiche che hanno fatto slittare l’arrivo in Turchia di Jovic, lo hanno rimesso al centro dell’attacco. Il balletto celebrativo, ideato con i suoi connazionali, c’è già. E quello magari sì, servirà rivederlo più volte al Var, come quella sua esultanza dopo la rete convalidata dalla goal-line technology e annullata dall’arbitro col Braga, diventata a Firenze sinonimo d’appartenenza.l