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boxe: il personaggio  

Il nuovo re dei pesi massimi è un pugile tutto ciccia e tacos

Il nuovo re dei pesi massimi è un pugile tutto ciccia e tacos

Al Madison Square Garden contro ogni pronostico il messicano Andy Ruiz ha conquistato la corona battendo per ko tecnico il favorito Anthony Joshua

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NEW YORK. «It’s amazing. è incredibile, sto ancora dandomi i pizzicotti per vedere se è vero». A dirlo, con le lacrime agli occhi e vestito con la canottiera dei New York Knicks, è il messicano Andy Ruiz. È il protagonista dell’ennesima favola della boxe, quella della rivincita dei “ciccioni” sui campioni con un fisico da statua. . Anthony Joshua, l’idolo planato dalla Gran Bretagna sul ring del Madison Square Garden, quello che sembra un bronzo di Riace e a Londra 2012 scippò l’oro dei supermassimi all’azzurro Roberto Cammarelle, avrebbe dovuto abbattere senza troppi problemi quel rivale da 122 chili che non dava l’impressione di prendersi troppo sul serio.

Invece l’imbattuto campione mondiale dei massimi Wba, Ibf e Wbo, è stato sconfitto a sorpresa per ko tecnico alla settima ripresa. Un epilogo davvero inaspettato (il californiano di origini messicane era quotato 20-1 dai bookmakers) ma che nel corso del match è apparso quasi scontato visto che lo sfidante è riuscito a mettere al tappeto il campione quattro volte in sette round.

Del resto questo messicano che alle Olimpiadi prese parte a Pechino nel 2008, era stato scelto quasi all’ultimo momento, dopo che lo sfidante designato Jarrell Miller era incappato nelle maglie dei controlli antidoping. Così Ruiz non aveva fatto in tempo a smaltire tutti i chili di troppo, lui che da bambino era entrato in palestra più per far contento papà Andy senior, che per reale convinzione.

Il padre voleva, anzi pretendeva, che il figlio dimagrisse, e dopo le titubanze iniziali a Junior era piaciuto il ruolo di pugile, al punto da dire al genitore che «un giorno diventerò campione del mondo». E questo nonostante un senso dell’autoironia che anche adesso gli fa dire che «sono un ragazzo paffuto venuto dal nulla».

Alto 1. 88, da 135 chili è sceso fino ai 122, comunque troppo, ma quel po’di pancia e il grasso sulle braccia, frutto dell’amore mai rinnegato per il fast food, non gli hanno impedito di mettere al tappeto per quattro volte Joshua. E poi, nonostante tutto, proprio la velocità delle braccia, oltre alla potenza del jab, è stato il segreto che gli ha permesso di vincere e provocare la sorpresa più grossa nella storia della boxe dal giorno in cui Buster Douglas battè Mike Tyson a Tokyo.

Altro che “Rimini Wellness” e gli stand di federazioni e sponsor che esaltano il mito dei pugili dal fisico perfetto. Ha vinto il ciccione soprannominato “Destroyer” (per via della potenza che certo non gli manca) che si abbuffa di hamburger (in fondo lo faceva anche George Foreman) e burritos ma ha avuto un maestro capace come Freddie Roach. Però che abbia battuto Joshua, Andy Ruiz ancora non ci crede.

«Mamma, ti amo», grida in conferenza stampa rivolto alla madre Felicitas mentre dietro di lui viene srotolata la bandiera del Messico. «Ancora non ci credo, ho fatto qualcosa d’incredibile», ripete con l’aria trasognata. C’è tempo per pensare alla rivincita che dovrà disputare, come da contratto, in Inghilterra a fine anno: ora è solo il tempo di una grande fiesta. —

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