Prato, condannati i proprietari di un capannone dove avvenne un infortunio mortale
Ribaltata in appello la sentenza di assoluzione, mentre il datore di lavoro aveva già patteggiato
PRATO. La terza sezione della Corte di appello di Firenze ha riformato la sentenza di assoluzione emessa dal giudice dell’udienza preliminare di Prato, che aveva assolto i due proprietari del capannone di via Goito dove il 22 giugno perse la vita l’operaio Imer Koltraka, cadendo da un lucernario. I proprietari erano stato assolti in udienza preliminare e oggi, 18 dicembre, sono stati invece condannati a 4 mesi (pena sospesa), mentre il datore di lavoro della vittima aveva già patteggiato una pena.
Imer Koltraka, titolare della ditta "Edil Imer, lavoratore di fatto alle dipendenze della società "AD Edil Srls”, morì a causa dei traumi occorsi dopo essere precipitato al suolo per il cedimento di un lucernario da un'altezza di circa 6 metri, mentre eseguiva interventi di manutenzione sulla copertura di un fabbricato in via Goito 35.
Imputati erano Agron Dyrma, amministratore unico della società "AD Edil Srls", datore di lavoro "di fatto” di Koltraka, che ha patteggiato la sua posizione in udienza preliminare e i due titolari dell’immobile, committenti dell'opera di manutenzione, cui era contestato l’omessa acquisizione del piano operativo di sicurezza della società appaltatrice, di verificare l'adozione di misure di prevenzione e protezione in relazione al rischio di precipitazione dall’alto e la mancata adozione, da parte dell’appaltatore, delle misure generali di tutela che causavano l’insorgenza di un rischio per la salute e la sicurezza due lavoratori addetti.
Dopo l’assoluzione in esito a rito abbreviato, la Corte di appello di Firenze ha condannato anche i titolari del capannone a pena sospesa, con conseguente condanna anche al risarcimento dei danni a beneficio delle tredici parti civili costituite (assistite degli avvocati Federico Febbo e Costanza Malerba), tutti prossimi congiunti, da liquidarsi in separata sede.
