Prato, gli imprenditori cinesi si mobilitano su WeChat: «Col Consolato contro i sit-in» – Il messaggio prima degli scontri
L’appello per invitare gli imprenditori a reagire al sindacato era circolato sul social cinese: «Denunciate alla polizia i blocchi, stiamo uniti»
PRATO. Fare un programma d’azione, difendere in blocco gli imprenditori cinesi a Prato, coinvolgere il Consolato generale cinese di Firenze. Questi i punti salienti della strategia che ieri ha camminato su WeChat, la piattaforma di messaggistica in uso ai cinesi, promossa con un lungo messaggio-appello da uno o più imprenditori orientali per contrastare i presidi dei Subb Cobas. Il piano chiede addirittura il “cappello” protettivo del Consolato, il che significa in sintesi quello del governo cinese in un paese europeo.
L’appello
Insomma, un appello che suona come a La guerre comme à la guerre senza battere ciglio. «A tutti gli imprenditori cinesi colpiti a Prato: riconoscete la realtà, unitevi e agite! - scrive un imprenditore orientale su We Chat- Connazionali, dobbiamo riconoscere una dura realtà: quest’anno, la lotta politica partitica a Prato è feroce e noi imprenditori cinesi, indipendentemente dalle dimensioni, siamo diventati bersagli e pedine nei loro giochi politici. È proprio per questo che un piccolo sindacato come i Sudd Cobas osa agire in modo così illegale a continuare il suo blocco illegale: perché ha sostenitori potenti e l’indulgenza e lo sfruttamento dei politici! Siamo cinesi e abbiamo la nostra potente madrepatria come nostro più forte sostegno! Il nostro sostegno è il Consolato generale della Repubblica popolare cinese a Firenze! Attraverso comunicazioni e sforzi preliminari, il Consolato ha indicato l’unica strada corretta ed efficace per la nostra lotta. Ora, dobbiamo unirci». Il programma o piano d’azione s’incentra su alcune fasi precise; ossia denunciare i Sudd Cobas alla polizia nel momento in cui promuovono i picchetti davanti alle aziende orientali e ostacolano entrata e uscita dei lavoratori, dei trasporti e mettono a rischio il ciclo lavorativo. Poi, come si vede scritto in WeChat, l’appello prosegue enunciando: «Smettete di fantasticare che un avvocato o un individuo con “conoscenza” possa risolvere la questione privatamente; la storia dimostra che tali azioni spesso finiscono con compromessi e ad arrendersi. Smettete di guardare e di aspettare, sperando che gli altri lavorino sodo mentre voi raccogliete i frutti. Ora, il nostro destino non è determinato dai politici, non dai sindacati, ma dalle nostre mani e dalla nostra unità!».
Effetti sul piano diplomatico
Il messaggio ha alzato già polveroni; dentro sembrano esserci tanti elementi per definire l’appello una sorta di pressione pensata per difendere uno Stato dentro lo Stato richiamandosi alla protezione e intermediazione del Consolato generale di Firenze. Qualcosa che suona in modo sinistro e che avrà eco e ripercussioni anche sul piano diplomatico. L’appello richiama all’unità degli imprenditori cinesi, il che è più che legittimo, ma perché allora non iscriversi a regolari associazioni di categoria e seguire la correttezza dei protocolli legali? Perché, con enfasi, richiamarsi nel messaggio alla «nostra potente madrepatria», quando gli stessi imprenditori hanno deciso di vivere e lavorare in un altro Stato? «Quanto accaduto oggi (ieri mattina ndr) è di una gravità estrema – ha esordito l’onorevole Marco Furfaro della segreteria nazionale Pd arrivato ieri pomeriggio davanti all’Euroingro – il gruppo di orientali che ha assalito i lavoratori in presidio ha più aggravato la situazione colpendo donne e uomini della polizia, che è inaccettabile sotto ogni punto di vista».
