Il Tirreno

Prato

Le indagini

Prato, il sedicenne pestato dai coetanei conferma la spedizione punitiva

di Paolo Nencioni

	Le immagini del pestaggio davanti al Datini
Le immagini del pestaggio davanti al Datini

Lo studente è stato sentito per tre ore dalla squadra mobile della polizia

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PRATO. Tre ore davanti ai poliziotti per raccontare mezzo minuto di cieca violenza. Tanto è durata la deposizione dello studente sedicenne che nel pomeriggio di lunedì 27 ottobre è stato aggredito da un gruppetto di cinque coetanei davanti all’ingresso dell’Istituto Datini, in via di Reggiana. Il ragazzo, che porta ancora in faccia i segni della furiosa aggressione, è stato convocato dalla squadra mobile che indaga per risalire ai suoi aggressori e, assistito dall’avvocato Paolo Tresca, ha ricostruito la dinamica e la genesi dell’episodio.

Quanto ha detto è coperto dal segreto istruttorio, ma in sostanza il sedicenne ha confermato quello che era già emerso negli ultimi giorni. Dunque, che ad aggredirlo sono stati ragazzi che lui conosce, cinesi come lui, e che a innescare la “spedizione punitiva” potrebbe essere stata una ragazza, anche lei cinese, che ha istigato gli altri.

All’origine del pestaggio ci sarebbero non meglio precisate «offese reciproche», o meglio un innocente commento a un post della ragazza che la diretta interessata ha preso male, così male da indurre gli altri cinque a organizzare un agguato nei confronti del sedicenne. Per convincerli avrebbe detto che lui aveva parlato male di loro.

Tanto è bastato, pare, per trasformare quella che poteva essere una semplice scaramuccia da ragazzi in una mancata tragedia: basti pensare a come è finita per Willy Monteiro Duarte o Niccolò Ciatti, solo per citare due ragazzi mandati al creatore con un calcio. Al sedicenne è andata molto meglio (frattura al naso e a uno zigomo). Poteva andare molto peggio perché in quel video che circola sulle chat si vedono gli aggressori che lo colpiscono più volte con calci in testa, mentre e a terra, e poi tentano di inseguirlo prima di essere fermati dall’intervento dei passanti, tra cui una docente del Datini.

Ora nei loro confronti potrebbero scattare delle denunce e, nel caso dell’unico maggiorenne, anche una misura più severa. 

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