La beffa dei rinforzi al carcere di Prato: arrivano nuovi agenti ma il totale rimane lo stesso
Fratelli d’Italia aveva annunciato 53 ingressi. La Cgil replica: altrettanti sono in uscita
PRATO. L’annuncio, trionfale, è di pochi giorni fa: arrivano 53 nuovi agenti nel carcere della Dogaia per risolvere la cronica carenza nell’organico della polizia penitenziaria. Bene, se ne sentiva il bisogno, ma la verità, a sentire il sindacato degli agenti, è un’altra, quasi diametralmente opposta: ne arrivano una cinquantina e ne vanno via altrettanti. Anzi, vanno via quelli esperti e arrivano quelli da formare. Insomma, un risultato non proprio da sbandierare.
L’annuncio sull’arrivo dei nuovi agenti è stato fatto giovedì della scorsa settimana dalla deputata di Fratelli d’Italia Chiara La Porta e dal sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove. «L’impegno del Governo Meloni nel garantire legalità e sicurezza nelle carceri, anche della nostra regione, compie un ulteriore passo in avanti – aveva detto la deputata La Porta – Le nuove assunzioni sono la prova concreta di quanto, ancora una volta, l’attuale esecutivo abbia invertito la tendenza rispetto al passato». E il sottosegretario: «Le tragiche politiche di abbandono volute dalla sinistra sono ormai un brutto ricordo lontano. Abbiamo promesso di migliorare la situazione lavorativa di chi opera nelle carceri: lo abbiamo fatto e continueremo a farlo».
Continueranno a farlo, nessuno ne dubita, ma non certo con questo gioco a somma zero, secondo i conti fatti dal sindacato. «Se guardiamo agli annunci degli ultimi anni la Dogaia dovrebbe avere tra i 700 e gli 800 agenti di polizia penitenziaria, e invece siamo sempre meno – commenta Donato Nolè della Funzione pubblica nazionale Cgil – Cediamo 50 agenti e ne prendiamo 50, questi sono i numeri. E c’è di peggio. I nuovi che arriveranno e che proprio in questi giorni hanno giurato sono agenti giovani che non hanno avuto nemmeno il tempo di formarsi adeguatamente, visto che la formazione è stata ridotta a quattro mesi. Aggiungiamoci pure che non ci sarà la possibilità di fare l’affiancamento, perché gli agenti in uscita andranno via nei prossimi giorni. Se davvero volessero fare in modo che i nuovi agenti si formassero, dovrebbero differire i trasferimenti. Insomma, nonostante gli annunci la situazione alla Dogaia non migliorerà, anzi peggiorerà ancora un po’». Analisi impietosa, ma fondata sui numeri, assicura il sindacalista della Cgil.
Tra le decine di agenti di polizia penitenziaria che nei prossimi giorni lasceranno la casa circondariale di Maliseti molti sono quelli che hanno raggiunto l’età pensionabile oppure che hanno i requisiti per il pensionamento anticipato, ma ci sono anche agenti giovani che hanno deciso di mollare. «Questo è un problema che non riguarda solo Prato – spiega ancora Donato Nolè – Le condizioni di lavoro sono peggiorate un po’ dappertutto e non tutti riescono a sopportare lo stress. Qualcuno decide di mollare anche pochi mesi dopo essere entrato in servizio». Alla Dogaia la situazione non è rosea. L’“epidemia” di suicidi tra i detenuti che aveva fatto suonare un campanello d’allarme l’anno scorso è stata arginata, ma nel frattempo c’è stata l’inchiesta della Procura su droga e smartphone in carcere. E qualche agente rischia conseguenze penali, come i due che all’inizio di giugno dovevano tenere d’occhio il serial killer delle prostitute, Vasile Frumuzache, che invece fu raggiunto da un getto di olio bollente in faccia il primo giorno di detenzione.