Prato, Biffoni deluso dall’assemblea Pd. «Tornare sindaco? Fantapolitica»
Parla l’ex primo cittadino: «Tante questioni irrisolte, ora ricompattiamoci»
PRATO. Ancora qualche giorno a Prato prima di un po’ di mare sulla costa. L’ex sindaco Matteo Biffoni dice che si sarebbe aspettato qualcosa di diverso dall’assemblea pubblica del Pd, lunedì al circolo Arci di Galciana, sul terremoto giudiziario che ha costretto la sindaca Ilaria Bugetti alle dimissioni. Troppe le questioni, secondo lui, non ancora affrontate.
Che cosa non è andato nell’assemblea?
«Io ho un’ossessione. Ho l’ossessione che dopo 10 anni di impegno assoluto mio e di chi era con me, il mio obiettivo principale era restituire il governo della città alla mia parte politica, al mio mondo. C’eravamo riusciti, avevamo fatto un bel lavoro, una buona campagna elettorale su un consenso molto alto anche dell’amministrazione uscente. Adesso è successo quel che è successo su cui io non torno sopra, ma credo che per affrontare una dinamica cosi difficile e impattante, la questione è essere consapevoli che la vicenda ci coinvolge tutti quanti dal punto di vista politico. Non solo Ilaria. È chiaro che una comunità non è un singolo. E quando siamo di fronte a cose di questo genere, si deve, secondo me, con umiltà rimettere tutto in cammino. Ma come mondo, comunità politica e sociale non come singoli».
Cammino che secondo lei non si intravede nelle parole del segretario Biagioni?
«Quella di lunedì sera è stata la “prova provata”, ci sono stati interventi anche di persone autorevoli che rischiano di mandare “fuori giri” la nostra gente, di accumulare confusione. Io vengo dai vecchi partiti: prima si ascoltava la relazione del segretario e poi su quella si discuteva. Lunedì non è stato così. È andata un po’ diversamente la cosa. Non può essere tutto fatto con un passaggio in questa maniera».
E cosa dovrebbe fare il Pd?
«Ripartire. Ascoltare le persone, stare fra le persone. Compattare il nostro mondo, la nostra comunità. Ci abbiamo messo troppo tempo per reagire, il segretario ha avuto una visione diversa e rispetto la sua opinione. Io continuo a dire, però, che abbiamo impiegato troppo tempo a rispondere, a reagire, ed è una delle critiche che non arriva solo da me».
E la questione delle dimissioni del segretario, cosa ne pensa?
«Non so proprio come sia emersa. Ma quali dimissioni? Sono stato io il primo a dire a Marco Biagioni, “ma quali dimissioni?”. Adesso fermi tutti, stiamo affrontando un maremoto, se anche il capitano della nave se ne va, addio a tutto. Abbiamo davanti un appuntamento elettorale, quello delle regionali, che diventa dirimente perché sarà un termometro importante per stabilire lo stato della febbre del Pd a Prato. Ora dobbiamo ricompattare. Prima arrivano le elezioni regionali, poi arriverà il congresso, poi le amministrative. Ora mi torna il cruccio di mettercela tutta per ridare un ruolo di primo piano al Pd. Il centrodestra farà di tutto per segnare un punto su Prato, si stanno preparando e giocheranno la loro partita e noi dobbiamo essere attrezzati, molto attrezzati. Il Pd resta l’asse portante del centrosinistra. Lunedì sera erano presenti i rappresentanti di Sinistra italiana, Avs, Azione e altri della coalizione. Ma non era presente il M5S, il che dice molto secondo me. Fra qualche mese saremo in campagna elettorale per le elezioni amministrative del 2026 e non ci possiamo arrivare con la nostra gente dubbiosa o confusa».
Matteo Biffoni si candida al consiglio regionale?
«Non spetta a me dirlo, ma non mi tiro indietro. Ma sono disponibile a un ragionamento collettivo, a un progetto politico, non personale. Soprattutto ora; i destini personali adesso sono altra cosa rispetto a quello del Pd e del centrosinistra. Intanto vorrei sapere chi è il candidato ufficiale alle regionali. Per me non c’è dubbio alcuno: è Eugenio Giani, ma che si dica senza aspettare altro tempo».
Ma potrebbe ricandidarsi alla guida del Comune nel 2026?
«Pura fantapolitica. Direi di no: adesso non è il momento dei singoli. A Prato ora si deve ricostruire e ricompattare una comunità politica, la nostra».