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Prato, il Pd tra smarrimento e voglia di ripartire. In autunno il congresso

di Paolo Nencioni

	L'assemblea del Pd al circolo Arci di Galciana
L'assemblea del Pd al circolo Arci di Galciana

A Galciana, nella stessa sala del dibattito di “Berlinguer ti voglio bene”, l’assemblea dem si è trasformata in una seduta di autocoscienza dopo il terremoto giudiziario

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PRATO. Ore 21,40: finisce il corso di zumba e inizia la seduta di autocoscienza del Partito democratico dopo lo choc delle dimissioni della sindaca Ilaria Bugetti. Nella stessa sala del circolo Arci di Galciana dove nel 1977, in “Berlinguer ti voglio bene”, il compagno Vladimiro Tesoroni, alias Sergio Forconi, decretava la sospensione di’ ricreativo e il principio di’ curturale, un lontano parente del Pci che viveva nelle Case del popolo prova a ripartire con l’assemblea pubblica aperta a tutti, 38 giorni dopo il terremoto giudiziario. Tema: “Pole il Pd provare a ripartire e magari a vincere le prossime due sfide elettorali?”. Sottotema: “Di chi è la colpa di quanto è successo”. Ma alla fine non è stato un processo al segretario Marco Biagioni, come qualcuno sperava e qualcun altro temeva.

Sì, nelle due ore e mezza di interventi, fino a mezzanotte passata, tre o quattro hanno contestato il doppio ruolo di Biagioni, segretario del Pd ed (ex) assessore, ma alla fine ha prevalso la voglia di ripartire uniti, almeno fino al congresso, quando le diverse anime dem si conteranno. Voglia di ripartire, ma anche smarrimento. “Io mi sento un po’ sperso – ha confessato Marco Bellandi – La sera ancora non ci posso credere. E mi sento nella melma fino alle ginocchia. Abbiamo bisogno di una guida”.

Ad aprire la discussione è stato lo stesso Biagioni, che ha ribadito un concetto già espresso: “Ci prendiamo la responsabilità di quello che è accaduto, soprattutto per la gestione. Però la città non si ferma con il Pd o con i partiti. Il progetto politico deve essere rinnovato, perché qualcosa sicuramente abbiamo sbagliato. Ora è il momento di ascoltare”. E di mettere ordine nel partito. La notizia l’ha data alla fine: in autunno, passate le elezioni regionali, si farà il congresso, nonostante da Roma abbiano dato indicazioni di fare i congressi provinciali nel 2026. Ma qui il Pd, stretto tra le regionali e le amministrative, non si può permettere di aspettare.

Secondo Daniele Gioffredi, segretario della Camera del lavoro Cgil, “serve continuità nella discontinuità”. Poi si è messo a parlare di dazi e della striscia di Gaza, suscitando il malumore delle ultime file (“Sei fuori tema!”).

Non hanno parlato solo iscritti o simpatizzanti del Pd. Ha parlato anche il coordinatore di Azione Luca Venturella, che potrebbe allargare un campo già largo: “E’ il momento di ammettere gli errori, però per carità, senza parlare di atto d’amore (com’era stata definita con retorica da libro Cuore la scelta della sindaca di dimettersi, ndr)”. E ha parlato Alessio Laschi di Sinistra italiana: “Non ci piace che qualcuno venga colto con le mani nella marmellata, siamo orfani di Berlinguer. Il prossimo candidato sindaco sarà del Pd, ma lo decidiamo insieme”. Secondo Daniele Panerati, che ha fatto il segretario del Pci e ora è Sinistra civica ecologista, “non possiamo far finta che questa vicenda (l’inchiesta sulla sindaca, ndr) sia stato un inciampino e poi si riparte tutti insieme. Quando accadono queste cose è perché qualcosa non va”. E anche lui chiede più collegialità nelle scelte della coalizione.

Sulla stessa lunghezza d’onda l’ex consigliere comunale Enrico Romei, eletto con una lista civica a sostegno di Bugetti: “Noi civici abbiamo portato l’11%. Che giunta volete fare? Attingere ancora solo dal Pd? Smettiamo di piangerci addosso. Andiamo fuori dalle Case del popolo. Andiamo nei luoghi scomodi. E intanto concentriamoci sulla candidatura di Matteo Biffoni alle regionali”. Sì, all’assemblea c’era anche l’ex sindaco che si è tenuto in disparte e ha ascoltato. Toccherà anche a lui rimettere insieme i cocci.

L’attacco più diretto a Marco Biagioni l’ha fatto un semplice iscritto, Massimo Facchini. “Come siamo arrivati a questo punto? – ha chiesto – Chi ha la responsabilità politica? E’ solo di Ilaria Bugetti? Solo lei sapeva che era stipendiata da quell’imprenditore? La responsabilità è del segretario e della segreteria che l’hanno candidata. Biagioni dovrebbe dimettersi. Diciamolo chiaramente, invece di parlare dei massimi sistemi”. Ma non succederà. Non conviene a nessuno, ora, nemmeno ai riformisti.

“Non ci dormo la notte da un mese e mezzo – ha detto Biagioni prima che i banconieri del circolo venissero ad avvisare che tiravano giù il bandone – A chi mi dice che la discussione pubblica andava fatta prima rispondo che prima c’era da tutelare la persona di Ilaria Bugetti. Lo abbiamo fatto e poi ci siamo confrontati. Io ho messo sul piatto le mie dimissioni in Direzione. Ora vi dico che dobbiamo fare di più, uscire dalle stanze del Pd e ascoltare la città”.

Ma su queste presunte dimissioni in mattinata arriva una precisazione dei riformisti. “Rispetto a quanto affermato dal segretario del Pd Biagioni nelle sue conclusioni durante l’assemblea pubblica che si è tenuta a Galciana – si legge nella nota – da parte riformista si fa notare che durante le tre Direzioni provinciali organizzate dal partito il segretario non ha mai presentato le proprie dimissioni, che quindi non sono mai state respinte né, del resto, richieste da alcuno.
Nell’ultima Direzione provinciale, piuttosto, Biagioni aveva proposto un documento al voto, legando alla sua approvazione la propria permanenza o meno nel ruolo di segretario. Ma il documento non è stato nemmeno votato, come chiesto da numerosi componenti, che non hanno ritenuto opportuno legare l’approvazione del documento alla sua permanenza in carica, trattandosi di due questioni distinte. Non si è quindi mai verificato un momento in cui il segretario provinciale abbia proposto le proprie dimissioni per poi vedersele respingere”.

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