Il Tirreno

Prato

Gli scenari

Prato, cosa succede se la sindaca Bugetti va ai domiciliari: l’ipotesi elezioni, le date e i rischi per i fondi

di Paolo Nencioni

	La sindaca Ilaria Bugetti
La sindaca Ilaria Bugetti

In caso di dimissioni della sindaca Ilaria Bugetti si potrebbe votare in primavera e non a ottobre

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PRATO. Paralisi. È questa la parola che comincia ad aleggiare nei corridoi della politica alle prese col terremoto giudiziario in Comune innescato venerdì 13 giugno dalla richiesta di arresti domiciliari per la sindaca Ilaria Bugetti, indagata con l’accusa di corruzione in concorso con l’imprenditore Riccardo Matteini Bresci. Si comincia a guardare avanti e a fare previsioni. Così spunta quella parola, che è anche un rischio: paralisi.

Cosa succede in caso di domiciliari

Nel caso in cui il giudice per le indagini preliminari aderisse alle richieste dei magistrati e applicasse alla sindaca gli arresti domiciliari, sono in molti a pensare che, nonostante non ci sia un automatismo, prima o poi (più prima che poi) Ilaria Bugetti sarebbe costretta a dimettersi. Ma non sarà un parto breve né indolore, a meno che la sindaca non decida di presentarsi lunedì davanti ai magistrati con la lettera di dimissioni in tasca, cosa che nessuno prevede.

Quando verrebbero convocate le elezioni

Dunque, in caso di arresti, al netto dei più che probabili ricorsi e controricorsi, passerà un po’ di tempo prima che la situazione si sblocchi. Sarebbe nominato un commissario prefettizio per gestire l’ordinaria amministrazione e verrebbero convocate le elezioni nella prima finestra disponibile. Il 19 ottobre, ipotizzato dai papabili candidati Eugenio Giani e Alessandro Tomasi per le regionali, sembra un po’ troppo vicino. Teoricamente fattibile, ma in pratica difficile, anche perché da Roma arrivano rumors diversi, e cioè che il governo non avrebbe intenzione di forzare la mano indicendo un’elezione lampo per Prato. Dunque potrebbe esserci uno slittamento di alcuni mesi, visto che la “finestra” successiva cade dal 15 aprile al 15 giugno 2026.

Ma la gestione ordinaria di un commissario prefettizio mal si concilia col governo di un Comune di 200.000 abitanti che deve approvare un piano operativo e sta gestendo l’imponente flusso dei finanziamenti Pnrr. Progetti in qualche caso già ben avviati, in altri casi ancora allo stato embrionale. Il rischio allora è proprio quello, la paralisi. O peggio, la perdita di fondi che un commissario prefettizio non avrebbe la forza o la voglia di reclamare.  

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