Il Tirreno

Prato

L’inchiesta

«La sindaca di Prato? È un mio attrezzo»: le intercettazioni che inguaiano Bugetti e Matteini Bresci e il ruolo della massoneria

di Paolo Nencioni

	La sindaca di Prato Ilaria Bugetti
La sindaca di Prato Ilaria Bugetti

L’ordinanza di custodia nell’inchiesta sulla presunta corruzione riscrive la storia politica degli ultimi anni

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PRATO. «Ilaria Bugetti? È un attrezzo mio, una mia creatura...». Ride al telefono l’imprenditore Riccardo Matteini Bresci, già amministratore e socio di maggioranza del Gruppo Colle di Cantagallo e già presidente della Sezione sistema moda di Confindustria Toscana Nord. Ma da oggi ride un po’ meno, perché una valanga di intercettazioni telefoniche hanno messo nei guai lui e la sindaca di Prato, Ilaria Bugetti, entrambi accusati di corruzione: lui presunto corruttore, le presunta corrotta. Ed eletta, secondo Matteini Bresci, coi voti decisivi della massoneria. I sostituti Lorenzo Gestri, Lorenzo Boscagli e Antonino Nastasi della Direzione distrettuale antimafia di Firenze, con l’avallo del procuratore Filippo Spiezia, hanno chiesto gli arresti domiciliari per la sindaca e la custodia in carcere per l’imprenditore. Deciderà il gip la prossima settimana, dopo averli ascoltati.

Il terremoto

Il terremoto politico si è abbattuto sul Comune di Prato all’alba, quando i carabinieri del Ros di Firenze si sono presentati a casa di Matteini Bresci, poi a casa e nell’ufficio della sindaca per eseguire una perquisizione e notificare un invito a comparire.

Poi nel corso della giornata si è capito perché le richieste della Procura erano così pesanti. L’ordinanza di 113 pagine che riassume la vicenda riscrive anche la storia politica locale degli ultimi anni, sempre se le accuse verranno confermate. In sostanza i magistrati contestano alla sindaca di essersi messa a disposizione dell’imprenditore, sia nei suoi due mandati da consigliera regionale del Partito democratico, sia nella prima parte del suo mandato da sindaca. Lo fanno sulla base dei colloqui telefonici e degli atti amministrativi che Ilaria Bugetti avrebbe contribuito a formare, a vantaggio dell’imprenditore. Poi bisognerà capire quanto pesi in questa storia il delirio di onnipotenza di Matteini Bresci, che traspare dalle carte, e quanto davvero la consigliera e poi sindaca sia diventata un suo «attrezzo».

Le accuse

Scorrendo il capo d’imputazione, la prima circostanza citata dai magistrati è che Ilaria Bugetti, dopo aver fatto per dieci anni la sindaca di Cantagallo prima di approdare in Regione, viene assunta il 28 giugno 2016 dalla società Brokertechno srl, controllata dalla Vettore Sistema Italia srl, partecipata dal Gruppo Colle, di cui come si è detto Matteini Bresci era l’azionista di maggioranza. Da marzo 2020 a giugno 2024 la futura sindaca incassa un po’ più di 47.000 euro. Ma nel curriculum dopo l’elezione in Regione non dice il nome del suo datore di lavoro. Lo dirà solo nel giugno dell’anno scorso quando Fratelli d’Italia alla vigilia delle elezioni getta il sasso nello stagno chiedendo conto dei suoi rapporti con Matteini Bresci. Una polemica liquidata da Bugetti come l’opera della macchina del fango.

La massoneria

I magistrati scrivono poi che Ilaria Bugetti è stata rieletta in consiglio regionale nel 2020 e poi sindaca nel 2024 coi voti decisivi raccolti da Matteini Bresci anche grazie alle sue frequentazioni massoniche (è stato un maestro venerabile della Gran Loggia d’Italia (loggia Sagittario) di via Lazzerini fino al febbraio 2020 e al telefono si dice sicuro di aver portato 4.000 voti) e grazie ai finanziamenti sollecitati dall’imprenditore da marzo a giugno 2024 (in totale 27.000 euro sui 133.000 raccolti dalla candidata).

Secondo gli stessi magistrati Ilaria Bugetti si è messa «a disposizione delle esigenze dell’imprenditore» con un «completo asservimento della sua funzione».

Gli atti

Come? Tra il marzo 2020 e il febbraio 2021 attivandosi su richiesta di Matteini Bresci per l’adozione di un decreto di conferma del quantitativo di acque prelevabile dall’impianto idroelettrico della Hydro Green Energy srl di Matteini, decreto poi modificato per venire meglio incontro alle richieste.

Tra il novembre 2023 e il gennaio 2024, cercando notizie su un dipendente del Gruppo Colle che Matteini voleva licenziare perché sospettava che fosse andato a caccia anziché a lavorare. Lo stesso modus operandi che l’anno scorso è costato l’arresto allo stesso Matteini Bresci, per i favori illeciti ottenuti dall’allora comandante della Compagnia dei carabinieri di Prato, il colonnello Sergio Turini.

Poi, dal dicembre 2023 al febbraio 2025 la consigliera e poi sindaca si sarebbe adoperata per il passaggio delle quote dell’acquedotto industriale (Gida) detenute da Confindustria e dal Comune ad Alia Multiutility, che si impegnava a praticare tariffe di fognatura più convenienti e a realizzare un collegamento fognario tra il Gruppo Colle e il depuratore del Fabbro (a Vaiano).

Su questo va registrata la posizione di Confindustria. «In relazione alla cessione delle azioni della società Gida da parte di Confindustria Toscana Nord – si legge in una nota diffusa in serata – l'associazione dichiara con fermezza che l'iter seguito per giungere a tale atto è stato condotto con la massima correttezza e trasparenza dai punti di vista sia amministrativo che di relazione con i diversi attori coinvolti a vario titolo nell'operazione».

Sempre in tema di fognature, tra dicembre 2023 e aprile 2024 Bugetti avrebbe sollecitato gli uffici regionali per alzare i limiti di degli scarichi industriali del Gruppo Colle, che per questo era già stato sanzionato due volte. E il 17 dicembre 2024 avrebbe fatto approvare una delibera di concessione di un terreno (ex Memorino) al Consorzio Progetto Acqua, anche questo a vantaggio degli interessi di Matteini Bresci. Il Comune di Prato aveva fissato un canone di 22.000 euro e, ultima accusa in ordine di tempo, la sindaca si sarebbe attivata nel febbraio di quest’anno per far abbassare quel canone.

Insomma, una valanga di accuse dalle quali nei prossimi giorni, assistita dall’avvocato Nicola Badiani, la sindaca proverà a difendersi per evitare quantomeno l’applicazione degli arresti domiciliari, che aprirebbero scenari politici devastanti. Ieri si è limitata a ribadire «l’assoluta fiducia nella magistratura» e «la certezza che il mio operato è sempre stato improntato alla correttezza personale, istituzionale nonché giuridica».

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