Caso-Bugetti, le pressioni dell’imprenditore: «Sto cominciando a rompermi»
Le richieste di Riccardo Matteini Bresci a Ilaria Bugetti
PRATO. In attesa di conoscere quale sarà la decisione del gip Francesca Scarlatti sulla sindaca Ilaria Bugetti, accusata di corruzione in concorso con l’imprenditore Riccardo Matteini Bresci, e se accoglierà la richiesta di arresti domiciliari avanzati dai sostituti Antonino Nastasi, Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli, dall’ordinanza firmata dagli stessi continuano a emergere elementi che, a detta dei magistrati, dimostrerebbero un a presunta disponibilità di Bugetti, prima da consigliera regionale, poi da sindaca, alle richieste che Matteini Bresci avanza a tutela dei propri interessi. Tra queste le storie legate alla depurazione delle acque reflue della propria azienda a Cantagallo.
Il problema
Uno dei “fronti di battaglia” che nella ricostruzione dei sostituti procuratori avrebbe visto Matteini Bresci esercitare la sua pressione sulla sindaca è quello relativo alla depurazione dell’azienda tessile Gruppo Colle a Colle di Cantagallo. L’imprenditore si sarebbe rivolto alla Bugetti, quando questa era ancora consigliera regionale, per chiederle aiuto per superare le prescrizioni di Arpat che imponevano, in mancanza di un collegamento alla fognatura industriale, la costruzione di un impianto di depurazione, per un costo di 14 milioni di euro. Ed essendo solo due le aziende in zona che ne avrebbero beneficiato, tra cui quella di Matteini Bresci, questo avrebbe voluto dire pagare 7 milioni di euro.
La soluzione
Per evitare questo costo, e quelli per la tariffa smaltimento rifiuti, oggetto di continue lamentele dello stesso imprenditore, l’idea è quella di inserire la realizzazione di un collegamento fognario tra Cantagallo e il depuratore “Fabbro” all’interno del sistema centralizzato pratese per la depurazione. Insomma, l’obiettivo è quello di ottenere quel collegamento, e l’idea è di passare dalla “Gida” (Gestione impianti per la depurazione acqua), la società che è stata di proprietà del Comune di Prato al 46,92%, di Confindustria Toscana Nord al 45,8% e per il restante 8% di Alia fino a quando, nel maggio del 2024 Comune e Ctn hanno ceduto tutte le loro quote ad Alia. E qui Matteini Bresci avrebbe usato la sua pressione per legare la cessione delle quote di Gida al piano di investimenti di Alia a favore delle sue aziende, ossia la realizzazione della fognatura. Per farlo aveva bisogno dell’intervento di Ilaria Bugetti, all’epoca consigliera regionale, ma già candidata sindaca di Prato. In particolare, parlando con Alessio Bitozzi, legale rappresentante della società Progetto Acqua 4.0, rammenta un incontro con la Bugetti, nel quale si parla della cessione di Gida e della necessità che la stessa candidata sindaca si faccia garante di un accordo, legato alla cessione delle quote, ma che preveda garanzie per l’imprenditore su tariffe di depurazione accettabili e sugli investimenti per la realizzazione del nuove fognature di collegamento con Cantagallo.
«Il tuo compito»
Matteini Bresci riporta quindi la conversazione con Ilaria Bugetti: «Il tuo compito se tu sarai eletta sindaco è quello di essere garante che la multiutility questa dichiarazione di intenti la rispetti». E, ancora, «ovviamente non ti si sta dicendo che non si vuol pagare nulla la depurazione, noi si sta dicendo che sia un qualcosa di attenzione, sia verso lo sviluppo della città e consecutivamente delle aziende che quello della multiutilituy». Quindi Matteini Bresci definisce il ruolo della candidata sindaca dicendo «Comunque si organizzi come crede, l’importante è che sia lei il garante». Un impegno che sarà ricordato più volte quando il progetto stenta a partire.
«Devo chiudere?»
All’interno di questo clima non manca il cosiddetto “ricatto occupazionale”, per far pressione affinché vengano accolte le richieste dell’imprenditore. Il 28 marzo del 2024 per esempio, sfogandosi con Bitozzi per le conseguenze degli sversamenti delle sue aziende dice: «Sull’argomento che ho consumato più acqua nel 2021 per 300 metri cubi e ovviamente mi hanno mandato il codice penale... per il 22 per 100mila metri cubi e mi hanno mandato il penale... per 23 mi manderanno ancora il penale perché in Colorfibre non sono ancora riuscito a sistemare il tutto. Quindi gli mando la diffida dicendogli “bambini cosa devo fare? Dovevo chiudere... dovevo chiudere la ditta e mandare gli operai a casa? Perché se è questo ditemelo, così lo racconto in campagna elettolate a tutti”, e gliel’ho detto “Ilaria sto cominciando a rompermi il cazzo”».
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