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Prato, il killer di Ana e Denisa non cambia versione: «Non ho ucciso altre donne». Cosa emerge dall’autopsia e i dubbi della Procura


	Il luogo dove sono state trovate le due vittime e il killer
Il luogo dove sono state trovate le due vittime e il killer

Vasile Frumuzache conferma anche il particolare della decapitazione nel residence di via Ferrucci, che non convince la Procura. Ci sarebbero secondo fonti investigative almeno cinque casi sospette di donne scomparse da approfondire

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PRATO. Vasile Frumuzache resta fermo sulle sue posizioni. Nega di aver ucciso altre donne e conferma quanto ha già dichiarato in due interrogatori al procuratore Luca Tescaroli e al sostituto Andrea Maltomini.

Il killer di Ana Maria Andrei, 27 anni, e Maria Denisa Paun, 30 anni, le due sex worker romene uccise alla fine di luglio dell’anno scorso e nella notte tra il 15 e il 16 maggio di quest’anno, è comparso oggi, 7 giugno, davanti al giudice per le indagini preliminari Francesca Del Vecchio nell’udienza di convalida del fermo per omicidio volontario e soppressione di cadavere.

Assistito dall’avvocato Diego Capano, non si è avvalso della facoltà di non rispondere ma non ha aggiunto altro rispetto a quanto già dichiarato. In particolare insiste nel dire di aver decapitato Maria Denisa Paun nel residence di via Ferrucci a Prato, dove la trentenne romena alloggiava, una circostanza sulla quale i magistrati hanno molti dubbi, perché non ha lasciato una goccia di sangue.

La Procura è portata a credere che Frumuzache stia cercando di non coinvolgere altre persone. Lui nega decisamente e aggiunge di non aver ucciso altre persone, come invece sospettano gli inquirenti, che hanno disposto l’analisi dei tabulati telefonici negli ultimi sette anni sui dispositivi in uso all’arrestato, guardia giurata di 32 anni residente a Monsummano.

Intanto stamattina il medico legale Luciana Sonnellini ha eseguito l’autopsia sui resti di Maria Denisa Paun, alla presenza dei consulenti della difesa e della famiglia della vittima. Presenti i consulenti di parte, tra cui il dottor Michele Rega, nominato dalla madre della vittima, Maria Cristina Paun, e alcuni familiari giunti da Roma per il riconoscimento.

L'avvocata della famiglia, Marianna De Simone, ha riferito: «Non è stato possibile accertare se vi sia stato uno strangolamento prima della decapitazione. Ma è certo che la testa è stata recisa con un solo colpo, inferto con un'arma importante, forse un'accetta o una mannaia. Altro che coltello da cucina, come ha sostenuto Frumuzache».

I dubbi della Procura si concentrano proprio sul luogo del delitto. L'uomo continua a sostenere di aver ucciso Denisa nel residence di via Ferrucci a Prato, dove lei alloggiava da tre giorni, ma nella stanza non è stata trovata una sola traccia di sangue. Gli inquirenti ritengono che Frumuzache stia cercando di coprire qualcuno.

Durante la perquisizione della sua abitazione a Monsummano, dove viveva con la moglie e due figli piccoli, di 4 e 5 anni (la sua famiglia è stata ora allontanata e portata in un luogo protetto) sono stati trovati due telefoni cellulari e quattro coltelli. È stata disposta l'analisi dei tabulati telefonici degli ultimi sette anni nel tentativo di rintracciare collegamenti con altre eventuali vittime. La Procura di Prato, in collaborazione con quella di Pistoia, sta ora scavando tra le denunce di scomparsa registrate in Sicilia, dove l'uomo ha vissuto fino al 2022. Ci sarebbero secondo fonti investigative almeno cinque casi sospette di donne scomparse da approfondire.

Il sospetto, che si fa sempre più concreto, è che Denisa e Ana Maria non siano state le uniche donne uccise da Frumuzache. «Un uomo insospettabile, dedito al lavoro e alla famiglia» lo descrivono colleghi dell'agenzia di vigilanza dove lavorava e conoscenti. Eppure, secondo le ricostruzioni, avrebbe agito in entrambe le occasioni approfittando dell'assenza della moglie: in Campania per lavoro nel primo caso, a Trapani dai parenti nel secondo. Il giorno in cui ha ucciso Denisa era in ferie. Tra gli oggetti sequestrati, anche un trolley presumibilmente utilizzato per trasportare il corpo di Denisa. Si cerca di capire se la stessa arma sia stata usata in entrambi i delitti.

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