Prato, frode fiscale con una società bulgara: 13 indagati mettono mano al portafoglio
Gli imprenditori accusati di evasione fiscale hanno cominciato a pagare: oltre mezzo milione di euro rientra nelle casse dell’erario
PRATO. Nelle casse dell’erario è entrato oltre mezzo milione di euro, una parte dell’evasione fiscale realizzata da un gruppo di 13 imprenditori cinesi che si sono serviti di una società formalmente con sede in Bulgaria ma di fatto operante in Italia. E’ un altro risultato del protocollo d’intesa firmato a dicembre dalla Procura con la guardia di finanza e l’Agenzia delle entrate. Ne dà notizia oggi, 7 giugno, la stessa Procura.
Gli imprenditori a cui è stato notificato l’avviso di conclusione indagini hanno aderito ai verbali di contestazione della guardia di finanza dopo gli accertamenti dell’Agenzia delle entrate e hanno iniziato a pagare.
Le ipotesi di reato sono l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, l’infedele e l’omessa dichiarazione fiscale, il riciclaggio, l’autoriciclaggio e il rempiego dei proventi illeciti.
Oltre all’utilizzo della società “bulgara”, il sistema per evadere le tasse prevedeva una serie di società “cartiere”, cioè costituite al solo scopo di emettere false fatture e accollarsi un debito fiscale che non sarebbe mai stato pagato, e la creazione di società individuali intestate a prestanome ma gestite dai veri imprenditori di fatto, tutti operanti nel settore del tessile-abbigliamento.
I proventi dell’evasione venivano poi “ripuliti” grazie a operazioni di autoriciclaggio e in certi casi di riciclaggio da parte di altri soggetti che sono risultati estranei alla frode fiscale, ma che comunque, spiega la Procura, sono stati ricondotti alle loro responsabilità.