Prato, effetto valanga sugli “Strike Days»: gli sfruttati strappano 24 accordi
Un bilancio oltre le previsioni per la mobilitazione del Sudd Cobas nel quarto e ultimo giorno di scioperi e picchetti
PRATO. C’è stato una specie di effetto valanga nella quarta e ultima giornata di “Strike Days”, gli scioperi e i picchetti organizzati dal sindacato Sudd Cobas nel Macrolotto industriale e in altri siti produttivi della provincia per scuotere dal basso il sistema di sfruttamento degli operai, in gran parte stranieri, che lavorano per le piccole e piccolissime aziende a gestione cinese. Il bilancio provvisorio, ieri sera, parlava di 28 scioperi e 24 accordi di regolarizzazione raggiunti. Si tratta di accordi che prevedono la giornata lavorativa di 8 ore, cinque giorni alla settimana, il pagamento dei giorni di malattia, la fine dei finti part time, il recupero, in certi casi parziale, di quanto dovuto per il passato. Quanto ai contributi non versati, per quelli non c’è bisogno di un accordo. Se l’Inps vorrà, potrà andare a batter cassa nelle singole aziende.
I picchetti proseguono alla YDL, alla Vivi Stamperia, alla JModa e alla Winner.
Ieri è stata un’altra giornata campale per i giovani sindacalisti del Sudd Cobas e per i tanti lavoratori pachistani che si sono dati il cambio davanti ai picchetti. Una situazione «felicemente caotica» l’hanno definita nel pomeriggio i sindacalisti sulla diretta con la quale hanno aggiornato quasi in tempo reale i progressi della mobilitazione.
A un certo punto sono arrivati dalla Versilia anche i familiari delle vittime della strage di Viareggio, per portare la loro solidarietà, mentre nei giorni scorsi si erano fatti vedere alcuni giovani sindacalisti svizzeri, a conferma che gli “Strike Days”, com’era accaduto già in ottobre, hanno valicato i confini dell’ambito provinciale.
«Non chiamatele "piccole aziende" – si legge in una nota del Sudd Cobas – Perché dietro la miriadi di piccoli capannoni e di partite iva intestate a prestanome si celano pochi grandi padroni delle filiere del pronto-moda. Non è la favoletta dell’"operaio cinese che prima cuciva è ora si è messo in proprio". È un sistema, ereditato dalla struttura dei vecchi lanifici pratesi, che volutamente scompone il processo produttivo in mille rivoli, in fabbriche che svolgono spesso una singola fase di lavorazione. Chi sta in alto controlla tutta la filiera, aprendo o facendo aprire le piccole fabbriche che lavoreranno per la sua stessa grande impresa».
Ieri il fulcro dell’azione è stato in via dei Fossi, nella carne viva del “distretto parallelo” cinese, le stradine interne dove gli italiani non arrivano mai, a meno che non siano clienti delle decine di confezioni, stamperie e tintorie cinesi. Il 2 giugno è la Festa della Repubblica, ma qui è un giorno come tanti altri, coi furgoni che vengono riempiti di scatoloni per una volta col sottofondo della musica pachistana e degli slogan urlati col megafono. Non ci sono nemmeno troppe facce lunghe tra i cinesi. Molti di loro hanno firmato accordi che ora andranno rispettati, e qui forse arriva la parte più difficile della battaglia.
Il Sudd Cobas è cosciente di questo rischio. «I diffidenti, più o meno in buona fede, chiedono "cosa succederà in queste fabbriche domani?" – si legge ancora nella nota sindacale – Non lo sappiamo. Possiamo "solo" raccontarvi che in tante delle fabbriche in cui gli accordi 8x5 sono stati firmati già anni fa, oggi con la contrattazione aziendale di secondo livello i lavoratori hanno conquistato anche condizioni migliorative dei contratto nazionale di lavoro come buoni pasto, passaggi di livelli automatici e permessi retribuiti aggiuntivi. Questo vuol dire che tutto andrà bene? No. Sicuramente ciò che è stato conquistato andrà difeso. I padroni torneranno all'attacco "con elmi ed armi nuove" . Perché lo fanno sempre, che siano la piccola confezione cinese o la Gkn Driveline Spa. Il capitale è fatto e sarà sempre fatto così: rincorre il profitto e non si fa problemi a stracciare accordi firmati poco prima.
I rapporti di forza sono l'unica fonte e l'unica garanzia dei diritti».