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Tribunale

Orbetello, stordì la vicina con benzodiazepine per fare acquisti con il suo bancomat: condannata

di Pierluigi Sposato

	Il tribunale di Grosseto
Il tribunale di Grosseto

La figlia si era insospettita per lo strano stato di torpore. La donna, 73 anni, dovrà anche risarcire i danni alla famiglia

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ORBETELLO. Abitava vicino a lei, anzi c’era una porta che la metteva in comunicazione con l’appartamento accanto, di fatto sempre aperta. E si sarebbe approfittata di questa opportunità per derubare la vicina, tra l’altro quasi ottantenne. Come? Stordendola con delle benzodiazepine, mescolate con acqua o altre bevande. Le avrebbe così portato via, a più riprese, la tessera bancomat e con questa avrebbe fatto prelievi e acquisti: 8mila euro la cifra calcolata.

Rapina (proprio per la violenza conseguente all’impiego dei farmaci) l’accusa per la quale una donna di 73 anni è stata condannata dal giudice Sergio Compagnucci: due anni, dieci mesi e 1.400 euro di multa per Eleonora Mazzitelli, condannata anche a rifondere la vittima e la figlia di lei, costituite parte civile, con somme che saranno decise dal giudice civile (intanto quasi 4mila euro di spese). Fatti risalenti all’estate 2021 quelli trattati all’udienza preliminare. Fatti provati anche perché, quando erano intervenuti per una perquisizione, i carabinieri avevano trovato nascosti in casa della donna sia i medicinali sia le ricevute degli acquisti effettuati con il bancomat, ogni volta sottratto e riposto.

A far scattare le indagini era stata la figlia della donna: quest’ultima appariva spesso insonnolita, stanca, come se prendesse qualche tranquillante, ma lei non ne faceva uso. Non solo: dall’esame dell’estratto conto dell’anziana risultavano vari prelievi che lei però non aveva mai effettuato, tutti nell’arco di una settimana. Una cifra rilevante, pari a 8mila euro circa. «Mamma, cosa succede?». La figlia era andata dal medico e aveva concordato una serie di analisi e aveva accompagnato la madre in ospedale per l’esame del sangue. Esame che aveva dato risposte positive in merito alla presenza di benzodiazepine. «Ma io non li prendo». Come spiegare ciò che stava accadendo? L’attenzione si era concentrata sulla vicina di casa, la signora Mazzitelli appunto, che aveva tra l’altro anche una facilità di accesso all’abitazione dell’anziana. C’era stato un episodio che aveva insospettito la figlia: la madre aveva riferito che, un giorno che si era sentita particolarmente confusa, aveva notato il proprio portafogli a terra, senza riuscire a trovare la tessera bancomat, e che poco dopo era arrivata Mazzitelli che glielo aveva indicato. E in un’altra occasione, al telefono, la mamma aveva riferito di non riuscire a trovare la tessera: quando entrambe avevano deciso di bloccarla per evitare un utilizzo improprio, Mazzitelli era intervenuta in sottofondo sconsigliando il blocco e anzi offrendosi per aiutare la donna a ritrovarla. Dopo qualche giorno la tessera era spuntata di nuovo fuori.

Uno spunto di indagine, conclusioni corroborate poi – dopo la presentazione della querela – dai riscontri effettuati sui prelievi e sugli acquisti. L’auto di Mazzitelli era stata registrata dalle telecamere in prossimità degli sportelli bancomat e del negozio di scarpe dove era stato effettuato un acquisto, in orari compatibili. Anzi, una telecamera aveva ripreso Mazzitelli mentre usciva dal negozio di scarpe, nel giorno del pagamento con la carta dell’anziana. La perquisizione aveva chiuso il cerchio: oltre alle benzodiazepine, sotto al letto erano stati trovati gli estratti conto con alcuni appunti a penna, insieme a scontrini di un supermercato. L’anziana non aveva mai dato la propria tessera bancomat a Mazzitelli, né l’aveva incaricata. Né è stato provato che aveva mai preso volontariamente i farmaci. Il comportamento tenuto dall’imputata nelle circostanze descritte dalla figlia risulta indicativo, secondo il giudice, delle sue responsabilità e comunque gli esiti della perquisizione non lasciano dubbi. «Non si può dunque dubitare della configurabilità della rapina, atteso che la somministrazione contro la volontà della vittima di farmaci contenenti benzodiazepine integra senz’altro un atto di violenza».

Il giudice ha comunque concesso le attenuanti generiche, sia per il comportamento processuale sia perché Mazzitelli non si è opposta alla restituzione della somma di denaro all’anziana. Madre e figlia hanno comunque diritto al risarcimento dei danni, anche quelli non patrimoniali conseguenti al patema d’animo e al turbamento conseguenti. E servirà comunque una consulenza tecnica d’ufficio per comprendere l’incidenza che la somministrazione di benzodiazepine ha avuto sulla salute della donna.

Su richiesta del difensore, l’avvocato Andrea Guidi di Roma, la pena detentiva è stata sostituita con 2.040 ore di lavoro di pubblica utilità, da svolgere in un’associazione della provincia di Perugia. Madre e figlia si erano costituiti parte civile con l’avvocato Dino Quaglietta di Roma.




 

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