Il Tirreno

Prato

Il caso

Prato, un avvocato indagato per il sequestro di Maria Denisa Adas


	Maria Denisa Adas
Maria Denisa Adas

A quasi due settimane dalla scomparsa della trentenne escort romena, c’è un’altra svolta nelle indagini

4 MINUTI DI LETTURA





PRATO. A quasi due settimane dalla scomparsa di Denisa Maria Adas, la trentenne romena, escort di professione, svanita nel nulla la sera del 15 maggio dal residence Ferrucci, le indagini registrano una seconda svolta, dopo quella che ha visto indagata la madre di Denisa, Maria Cristina Paun, per false comunicazioni al pubblico ministero: un avvocato di 45 anni, originario di Reggio Calabria, è stato iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di sequestro di persona in concorso. La notizia è in attesa di una conferma ufficiale.

Il sospetto, al vaglio della procura di Prato guidata da Luca Tescaroli, è che l'uomo, già citato in precedenza da un'amica della escort scomparsa, sia coinvolto direttamente nel presunto rapimento, oppure che disponga di informazioni cruciali su quanto accaduto alla donna. I carabinieri hanno già effettuato perquisizioni e sono state avviate le operazioni di estrapolazione di Dna e impronte digitali dalla stanza 101 del residence, dove Denisa Maria Adas riceveva i clienti su appuntamento, dall'auto della vittima e da oggetti personali custoditi a casa della madre a Roma.

Le indagini si stanno concentrando anche su due telefonate effettuate da Denisa a notte fonda, dopo l'ultima chiamata alla madre alle 23,30 del 15 maggio, con un uomo di origine romena. I tabulati telefonici e le celle agganciate in quei minuti potrebbero svelare legami con la banda criminale che, secondo una testimonianza, avrebbe cercato di costringere la donna a lavorare per un giro di prostituzione gestito da connazionali a Roma.

Una barista di Prato ha raccontato agli inquirenti di aver sentito Denisa parlare agitata al telefono in romeno proprio la sera della scomparsa, pronunciando una frase ora al centro dell'inchiesta: "Se vado da lui o mi vede mi ammazza". Una testimonianza che, se confermata, rafforzerebbe l'ipotesi del

sequestro. L'avvocato calabrese, secondo quanto riferito da un'amica della vittima, avrebbe contattato la madre di Denisa, sostenendo che la figlia era viva ma ferita, e in mano a un gruppo di romeni. L'uomo avrebbe proposto un accordo: assistenza legale gratuita in cambio della liberazione della escort trentenne. Un piano che avrebbe convinto la madre a non informare subito le autorità, nella speranza di un rilascio negoziato: tale reticenza è costata a Maria Cristina Paun, 49 anni, l'iscrizione nel registro degli indagati per false informazioni al pubblico ministero. Nei giorni scorsi è stata

perquisita la sua abitazione a Roma, nel quartiere di Torpignattara, dove è stato sequestrato un cellulare Samsung utilizzato per comunicare con l'avvocato. I tecnici incaricati dalla procura stanno ora analizzando il dispositivo alla ricerca di messaggi, chiamate e dati utili a ricostruire i contatti e i movimenti nelle ore decisive. Nella stanza 101 del residence di via Ferrucci dopo la scomparsa gli investigatori hanno trovato le valigie e i telefoni spariti, la chiave della camera inserita nella toppa, e un paio di scarpe con i tacchi, trucchi e medicinali rimasti indietro. Elementi che fanno pensare a una fuga improvvisa o a un allontanamento forzato. Nel cortile, la Fiat 500 della donna era ancora parcheggiata, con il tagliando settimanale in bella vista.

I carabinieri del nucleo investigativo di Firenze e Prato stanno passando al setaccio le immagini delle telecamere della zona, incluso il casello autostradale più vicino. Secondo

indiscrezioni, la notte della scomparsa i telefoni della vittima sono stati riaccesi per pochi minuti, permettendo uno scambio dati con due dispositivi ora sotto osservazione.

Un'amica ha raccontato agli inquirenti che Denisa lo aveva respinto, e che l'uomo avrebbe inventato la storia del sequestro per manipolare la madre e provare a ottenere un avvicinamento. Un'ipotesi che gli investigatori non escludono, anche se la pista dello sfruttamento rimane la più battuta.

La procura ha affidato a un pool tecnico l'incarico di analizzare i reperti raccolti e confrontarli con eventuali sospetti. Intanto proseguono senza sosta le ricerche di Denisa, mentre cresce l'attesa per i risultati dei primi accertamenti tecnici. L'inchiesta, avvolta nel riserbo, potrebbe presto estendersi ad altri indagati.

Ma il diretto interessato, cioè l’avvocato che sarebbe indagato per sequestro di persona, cade dalle nuvole. Raggiunto al telefono, dice di non aver ricevuto alcun avviso di garanzia (un atto che invece dovrebbe aver ricevuto se è necessario comparare il Dna) e ripete quanto aveva già detto giorni fa, cioè di non aver mai visto Denisa, di non essere stato suo cliente e di non aver niente a che fare con questa storia. Dice di aver parlato e di essersi scambiato dei messaggi con la madre della trentenne, che conosce per aver assistito anni fa il suo compagno a cui avevano ritirato la patente, ma che quei messaggi non avevano alcun rilievo significativo. Due versioni di una stessa storia che evidentemente sono incompatibili.

Le notizie del momento
Dall’Italia

Muore a 30 anni folgorato mentre raccoglie ciliegie: perché ora è stato sequestrato il camioncino su cui lavorava Alessio Gardin

Sani e Belli