Prato, cinque condanne per il tentato omicidio della “guerra delle grucce”
Sette anni e sei mesi agli esecutori dell’agguato arrivati dalla Cina, ora si indaga per risalire ai mandanti
PRATO. Indagini lampo e un processo molto veloce che si è concluso con cinque condanne. Questo l’esito del procedimento nei confronti di cinque cinesi accusati del tentato omicidio di Zhang Chang Meng, un imprenditore cinese che fu accoltellato il 6 luglio dell’anno scorso all’interno del locale notturno Number One di via Scarlatti da sei connazionali arrivati appositamente dalla Cina, spiega una nota del procuratore Luca Tescaroli.
Erano in sei, ma uno, l’ex militare Nengyin Fang, è sfuggito alle ricerche fino a tre settimane fa, quando è stato rintracciato e arrestato in un ristorante alla periferia di Padova. Gli altri cinque (Chen Yunlong, Zheng Zukun, Zheng Xunbing, Lin Xianluan e Hu Yuncan) difesi dagli avvocati Alessandro Fantappiè e Manuele Ciappi, sono stati condannati ciascuno a 7 anni e sei mesi di reclusione, un po’ meno dei 10 anni chiesti all’ultima udienza dal pubblico ministero Laura Canovai. Le parti civili (lo stesso Zhang, la compagna e il fratello) erano rappresentate dagli avvocati Costanza Malerba e Federico Febbo. Il giudice ha disposto la liquidazione del danno in separata sede.
Quello che si è concluso ieri davanti al giudice dell’udienza preliminare Camilla Tesi era un processo molto importante, perché l’accoltellamento del 6 luglio 2024 è stato l’episodio che ha dato il via a un’escalation criminale di cui ancora non si vede la fine nella comunità cinese.
Zhang Chang Meng è lui stesso un omicida, condannato per l’uccisione di un connazionale a San Giuseppe Vesuviano nel marzo del 2006. Ma è anche il titolare di fatto della società Heng Long Plast che produce grucce e ha un fatturato mensile, stima la Procura, compreso tra i centomila e i duecentomila euro. Proprio dai contrasti in seno al settore dei produttori di grucce è nato il tentativo di omicidio. Lo ha spiegato lo stesso Zhang Chang Meng agli inquirenti quando ha iniziato a collaborare, lo scorso 25 settembre, dopo essere sopravvissuto per miracolo all’aggressione. Due mesi dopo, il 23 dicembre, ha iniziato a collaborare anche il fratello di Zhang, che vive all’estero, e insieme i due hanno consentito agli inquirenti di avere un quadro più chiaro non solo della vicenda oggetto del processo, ma anche delle dinamiche criminali interne alla comunità cinese.
Ora però, dopo aver individuato e condannato gli esecutori, la Procura vuole individuare anche i mandanti della spedizione punitiva e le indagini proseguono in questo senso.