Cavalli selvaggi sulla Calvana: il Far West a due passi da Prato
Abbandonati 40 anni fa, sono 83 gli esemplari che popolano l’oasi verde
PRATO. È l’oasi in alto prima di incontrare il caos, giù, nella piana pratese e fiorentina. La Calvana, con le sue radure e praterie battue dal vento a 800-900 metri, è uno scrigno di diversità e fauna. Una ricchezza a pochi passi da quasi un milione di persone che lottano ogni giorno in code interminabili in auto.
I cavalli selvaggi della Calvana ormai raccontano tutta la loro storia qui, da 40 anni. Da quando i pochi pastori rimasti sopra Prato e Calenzano lasciarono tutto e abbandonarono allo stato brado gli animali che avevano. Ora i cavalli della Calvana sono una vera e propria fonte di studio, ricerca scientifica e monitoraggio dell’ecosistema. 83 animali che si stagliano sulla radura del Monte maggiore e sui prati vicini, che vivono in piena libertà, e che con il tempo si sono rinselvatichiti e moltiplicati. Una presenza importante adesso per tutta la Calvana.
A descrivere cosa sta accadendo sulle montagne pre-appenniniche sopra Prato arriva ora una ricerca pubblicata su The Journal of Wildlife Management del dipartimento di Biologia dell’università di Firenze: “Feral horses at the city gate: ecological insights and rewilding opportunity” (”Cavalli selvatici alle porte della città: approfondimenti ecologici e opportunità di reinserimento nella natura”) di Ilaria Greco, Alberto Masoni, Valeria Avetta, Agnese Santi, Emilio Berti, Giulia Pini, Roberto Bartoli, Gloria Padovan, Giovanni Argenti, Camilla Dibari, Francesco Rovero, Giacomo Santini (la trovate qui). Uno studio realizzato anche con il fondamentale supporto dei volontari dell’associazione Salvaguardia e Sviluppo Calvana.
Come spiegano alcune delle ricercatrici dello studio, l’importanza del lavoro sta nell’aver compiuto una analisi sistematica sul pascolo dei cavalli e il loro ruolo nel preservare le montagne pratesi conservando l’habitat e l’ecosistema di questi monti. Un’area che è inserita nelle zone a conservazione speciale. In Calvana, non solo è possibile osservare i cavalli selvaggi, ma trovare anche specie vegetali endemiche, come le orchidee selvatiche e altri fiori. Un patrimonio da conservare. E i cavalli aiutano a conservarlo.
Per redigere la ricerca e studiare i cavalli selvaggi della Calvana sono state posizionate, tra maggio e luglio 2022, 40 fototrappole per ripercorrere tutti i movimenti degli animali e dei mammiferi presenti nell’area, dimostrando tra l’altro che la popolazione di cavalli selvaggi presenti contribuisce in modo determinante a proteggere le praterie limitando l’invasione di foreste e arbusti. Verso metà maggio, fa sapere Paolo Corti dell’associazione Oltre che collabora attivamente con l’associazione per la Salvaguardia e lo Sviluppo della Calvana, verrà fatto un monitoraggio degli abbeveratoi per i cavalli e per continuare a togliere le migliaia di metri di filo spinato lasciati dai pastori sulle radure; filo che rappresenta una seria minaccia per gli animali selvatici. «Torneremo con i mezzi e gli attrezzi per rimettere in condizioni ottimali gli abbeveratoi, dopo lunghi periodi di maltempo», spiega Paolo Corti. «Il censimento della popolazione equina, durato 7 anni, ha rivelato un tasso di crescita annuo del 12% che potrebbe portare al superamento della capacità di carico dell’ecosistema in futuro. Per questo è necessario continuare a monitorare l’area», scrivono i ricercatori dell’Università fiorentina. E la Calvana diventa sempre di più meta dell’ecoturismo e di amanti del trekking, affascinati dalla sola idea di incontrare nel loro cammino uno dei cavalli selvaggi che popolano le radure sopra Prato.