Prato

Morto Marcello Martini: a 14 anni fu uno dei più giovani deportati politici

Marcello Martini, partigiano ed ex deportato
Marcello Martini, partigiano ed ex deportato

Prato, era sopravvissuto ai lager nazisti di Mauthausen, Wiener Neustadt e Hinterbruehl e membro dell'Aned. Negli ultimi anni ha partecipato più volte a numerose iniziative in Toscana e in particolare al Treno della Memoria per Auschwitz

14 agosto 2019
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PRATO. Oggi 14 agosto, nella sua casa di Castellamonte (provincia di Torino) dove viveva da molti anni, è venuto a mancare il pratese Marcello Martini, 89 anni, sopravvissuto ai lager nazisti di Mauthausen, Wiener Neustadt e Hinterbruehl e membro dell'Aned. 

Nel 1944, nonostante avesse solo 14 anni, in appoggio all’attività resistenziale del padre, comandante militare del Comitato di Liberazione Nazionale per la zona di Prato e informatore della radio clandestina fiorentina Radio Co.Ra, compì importanti e pericolose azioni come staffetta partigiana. Nel giugno del 1944, la casa di Montemurlo in cui la famiglia Martini era sfollata, venne circondata dalle SS italiane e tedesche e babbo, mamma, i fratelli Anna e Marcello, furono catturati. Il padre riuscì a scappare in modo rocambolesco mentre la madre e la sorella Anna furono rinchiuse nel carcere femminile di Santa Verdiana a Firenze. Il giovanissimo Marcello fu prima incarcerato alla Murate, poi deportato a Fossoli e dopo in uno dei più terribili lager nazisti, a Mauthausen. Fu anche costretto ad una "marcia della morte" ma riuscì a salvarsi miracolosamente e a tornare a casa dove riabbracciò i genitori, il fratello e la sorella.

Negli ultimi anni ha partecipato più volte a numerose iniziative in Toscana e in particolare al Treno della Memoria per Auschwitz e al grande Meeting al Mandela Forum di Firenze promosso dalla Regione Toscana in collaborazione con la Fondazione Museo della Deportazione e Resistenza di Prato che nel settembre del 2017 ha voluto dedicare alla Famiglia Martini un libro e una mostra. Sapeva parlare molto bene della sua vicenda di deportazione ai giovani, con una certa leggerezza ma sempre con assoluta fermezza sui valori fondamentali da perseguire e non smarrire mai. Era cittadino onorario di Montemurlo e di Castellamonte.

 

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