Camorra, sequestrati beni per due milioni di euro a latitante del clan Birra-Iacomino
Operazione della Dia di Firenze, sequestrati immobili, terreni e conti correnti. Vincenzo Ascione si è rifugiato da anni in Tunisia
PRATO. Affonda nella storia criminale degli ultimi 20 anni il provvedimento del Tribunale di Prato che, su richiesta della Direzione investigativa antimafia, ha disposto il sequestro di beni per un valore di 2 milioni di euro nei confronti dell’imprenditore Vincenzo Ascione, 62 anni, originario di Torre del Greco, trapiantato a Montemurlo e da anni latitante a Tunisi.
Vincenzo Ascione, ritenuto dagli inquirenti il referente in Toscana del clan di camorra Birra-Iacomino, fu arrestato con l’accusa di essere stato il mandante dell’omicidio di Ciro Cozzolino, avvenuto il 4 maggio 1999 a Montemurlo, fu condannato in primo grado all’ergastolo e assolto in appello e in Cassazione. Successivamente il pentito Gerardo Sannino ha raccontato agli inquirenti la sua verità su quell’omicidio che lui stesso aveva commesso, sostenendo che Ciro Cozzolino fu ucciso perché dava fastidio proprio a Vincenzo Ascione, monopolista nel commercio degli stracci, ma l’assoluzione di Ascione è definitiva e non si può essere processati due volte per lo stesso fatto. Gli altri invece, i capi del clan (Stefano e Giacomo Zeno, Giovanni e Antonio Birra insieme a Palmerino Gargiulo, l’autista del killer) hanno preso l’ergastolo sulla base delle dichiarazioni del pentito.
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Ma quelle stesse dichiarazioni ora vengono riesumate dal Tribunale presieduto dal giudice Silvio De Luca per dire che sì, Vincenzo Ascione è organico al clan di camorra, è un soggetto pericoloso e soprattutto che l’ingente patrimonio accumulato dal 1996 al 2012 non ha una rispondenza nei redditi dichiarati da lui e dai suoi più stretti familiari (il figlio Ciro, la compagna Cinzia Palladino e la nuora Silvia Ganci). Per questo gli sequestrano due appartamenti in viale Galilei, uno in via Casella, due terreni a Vaiano, una Mercedes classe B, una Fiat Punto, la società Aerre srl di Montemurlo che possiede immobili a Vernio e Montale, la Eurotrading srl in liquidazione e una serie di conti correnti sui quali però sono rimasti pochi spiccioli, anche perché ci sono voluti più di due anni perché il Tribunale accogliesse la richiesta di prevenzione patrimoniale avanzata dalla Dia.
Intanto Vincenzo Ascione, difeso dall’avvocato Antonino Denaro, da qualche anno si è rifugiato in Tunisia, da dove secondo i magistrati continua a gestire i suoi affari anche in Italia. Non ha nessuna voglia di tornare a Montemurlo, perché ad attenderlo c’è un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nell’ambito di un processo per usura e tentata estorsione nei confronti di due imprenditori pratesi che gestivano un’autoconcessionaria a Quarrata, si trovarono a corto di liquidi e fecero l’errore di chiedergli un prestito. Per quella vicenda Ascione è già stato condannato in primo grado a 9 anni e il figlio Ciro a 6 anni. Teoricamente Ascione potrebbe essere estradato, ma quando gli italiani sono andati a prenderlo si sono sentiti rispondere dai tunisini che l’imprenditore ha delle pendenze lì per reati fiscali e hanno fatto valere un diritto di precedenza. Se ne riparlerà più avanti. Forse.