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Castelfranco, chiude lo storico bar Gini: «Cerchiamo un ricambio da 10 anni, ora basta» – Una storia nata nel 1948

di Nilo Di Modica

	Il bar Gini e gli storici titolari Paola Gini e Bachisio Serra
Il bar Gini e gli storici titolari Paola Gini e Bachisio Serra

Gli storici titolari raccontano: «Nessuno si è fatto avanti in modo serio, per noi è tempo di riposare»

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CASTELFRANCO DI SOTTO. Entrando nel locale dello storico bar Gini, in questi giorni di festa, si nota ancora un bel via vai di persone. Ma insieme agli auguri di rito, stavolta, tra un caffè e un cornetto, gli avventori chiedono al bancone: «È vero? Chiudete?». Ed è vero: a confermarlo, come sempre fra una battuta ed un sorriso di fronte alla macchina del caffè, sono loro: Paola Gini e Bachisio Serra, i volti che hanno animato indissolubilmente questo piccolo pezzo di storia del borgo castelfranchese.

Una storia lunga 77 anni

Ultimo tassello di un esercizio che in realtà fu aperto dai genitori di Paola, nel 1948. «Siamo qui da 77 anni – dice Gini fra l’orgoglio ed il rammarico –. Dentro “le mura” eravamo rimasti solo noi». Dei bar storici del centro castelfranchese, molti ormai non ci sono più: il bar Sport della famiglia Tuccini, il bar Pisa vicino alla chiesa. Mentre qualcuno, alle porte delle antiche mura, regge. «Di bar così longevi ce ne sono rimasti due in paese, noi e il Ciurli», raccontano da dietro il bancone i titolari, ricordando un paese in bianco e nero che non esiste più, quando i genitori di Paola e della sorella Carla, Elsa e Giovanni, decisero di mettersi in proprio dopo aver gestito per qualche anno la Casa del Popolo, che prima del 1965 aveva sede dove ora ci sono i carabinieri.

Le origini in via Marconi

La sede, fin dall’inizio, fu in via Marconi, mai un sito diverso. «Eravamo di fronte, appena poco più in là, verso la porta che guarda l’Arno – ricordano –. Rilevarono il bar Ferretti, che era lì da prima della guerra. Fin da subito aprimmo un ristorante, all’epoca c’erano i piani del commercio e un bar, il Tuccini, già c’era nella via».

Il trasferimento del 1952 e il ristorante di un tempo

Nel 1952 il trasferimento nell’attuale locale, dove un tempo aveva sede lo storico calzaturificio Martini. Si arrostiva nel caminetto, nella sala dietro al bancone. E tanti si portavano da casa anche qualcosa da scaldare sulla stufa. «Al ristorante, che aveva la porta sotto l’arco, mi ricordo tanti operai ma anche tanti industriali dell’epoca, rappresentanti di pelle e calzature – aggiunge Gini –. Era un altro mondo. Un altro paese».

Un luogo da biliardo e personaggi storici

Un posto “da uomini e biliardo”, dove qualche partita l’ha fatta anche “lo Scuro”, al secolo Marcello Lotti, indimenticato campione del tappeto verde. Il passaggio definitivo a bar fu nel 1976.

La ricerca di nuovi gestori e le difficoltà

Circa dieci anni fa l’annuncio per la ricerca di nuovi gestori. Che come spesso avviene nei paesi, non è andato a buon fine. «Ne sono venuti tanti, con qualcuno la cosa sembrava fatta, poi però l’accordo è sfumato. Purtroppo tanti si sono rivelati anche poco seri – si sfoga Gini –. Il bar va bene, dà ancora lavoro alla nostra famiglia. Per chi avesse voglia di prendere in gestione un luogo chiaramente da rinnovare e “far suo” questi ambienti potrebbero dare molte soddisfazioni. Ma l’impressione che abbiamo è che molti si scoraggino nel vedere questo paese, per quello che è diventato».

Il tema del centro storico e dell’identità del paese

Lunga storia quella sul “degrado” dei centri storici, che abbraccia il Comprensorio del Cuoio e non solo. Tema che purtroppo per molti si lega a quello dell’immigrazione. «Noi siamo da sempre un punto di riferimento di tutti coloro che vogliono vivere questo paese, indipendentemente dal nome che hanno. Tanti italiani che sono venuti da altri comuni ad abitare qui rimpiangono la “vera” Castelfranco. Ma di castelfranchesi “veri” ne sono rimasti pochi, pure fra gli italiani – ironizza Paola –. Il nostro lo abbiamo fatto. Abbiamo ormai 70 anni ed è il momento di riposare».

La chiusura e il saluto ai clienti

I battenti chiuderanno martedì 30 dicembre, per la licenza passerà ancora un po’ di tempo. Un “commiato” dai tanti clienti che nei giorni scorsi si è consumato nel bar con una cena tutti insieme. «Sono riusciti quasi a farmi piangere», dice sorridendo sotto i baffi Bachisio. Per loro anche una targa in regalo dai frequentatori. «Grazie di cuore ragazzi. A tutti – dice Paola –. Per ognuno di voi un pensiero particolare. Mi avete fatto compagnia e dato tanta allegria. Ma ci ritroveremo».

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