Pontedera, la fine di un mito: perché la città del commercio è diventata un cimitero di vetrine vuote
Un giro in centro diventa una carrellata di “Vendesi” e chiusure: la crisi si sente, si vede, si tocca. E i problemi legati al settore, secondo i titolari e i diretti interessati, dipendono da molti fattori
PONTEDERA. L’ingresso in via Primo Maggio da piazza Belfiore dovrebbe essere l’antipasto che apre lo stomaco e, fuor di metafora, magari anche il portafogli, a chi ha voglia, tempo e possibilità di fare shopping nella città della Vespa. Invece, una dietro l’altra, da entrambi i lati della storica strada degli acquisti, ci sono una serie di vetrine e serrande chiuse o che stanno per farlo.
Chiusure recenti
Nell’ordine la pizzeria Voluttà ha abbassato la saracinesca da tempo, il negozio di calzature Bata saluterà i clienti fra qualche settimana e quello di abbigliamento Quinta strada ha affisso due cartelli. Il primo troneggia sulla vetrata da oltre un mese e riporta un secco “chiuso per ferie” ma diversi colleghi commercianti lo interpretano, vista la durata del periodo, più come un addio che come una lunga parentesi di riposo. A confermare l’ipotesi della chiusura anche l’altro avviso, stavolta rosso, di vendita del fondo di 90 metri quadrati.
Voci dai negozi
«Ci dispiace molto – dicono le commesse di Bata – ma non saremo più aperti al pubblico da domenica 21 settembre. Sei anni fa abbiamo fatto il rinnovo del contratto e da allora il commercio ha subito molti cambiamenti. Prima venivano moltissimi clienti anche da fuori Pontedera. Ultimamente invece non c’è più quel via vai. Anche le feste e le varie iniziative non hanno avuto le conseguenze sperate e non hanno portato i risultati sperati».
Cause principali
La crisi insomma si sente, si vede, si tocca. E i problemi legati al settore, secondo i titolari e i diretti interessati, dipendono da molti fattori. Certo la mancanza di liquidità e la minore disponibilità delle persone a spendere è una delle cause principali ma fra i commercianti di via Primo Maggio, c’è anche chi mette l’accendo sulla grande diffusione della vendita online e, nel caso specifico, sui parcheggi.
Questione parcheggi
«Da una parte la strada è molto trafficata e questo non aiuta la visibilità dei negozi, dall’altra – dicono – forse varrebbe la pena riflettere sulla gratuità dei posti auto che, eliminando almeno questa spesa, potrebbe incentivare la gente a venire per una passeggiata o su soluzioni come la sosta di cortesia».
Altri addii
Intanto però, i locali continuano a morire. Sulla sinistra ecco un’altra saracinesca abbassata, quella di Mazzei Boutique, storico negozio di abbigliamento, chiuso dopo un rogo nel luglio 2020 e riaperto due anni dopo da Matteo Toncelli e Serena Bui con l’auspicio di una nuova avventura, ormai però al capolinea. «La decisione è stata sofferta – conferma Matteo – ma sabato scorso abbiamo lasciato definitivamente. Il periodo è quello che è ma in primis siamo diventati genitori. Con l’arrivo di un figlio abbiamo dovuto rivedere gli impegni e le priorità».
Spazi vuoti
Così tra luci e ombre, ci sono comunque centinaia di metri quadrati di spazio che resterà, almeno al momento, inutilizzato, in uno dei luoghi, in teoria, da sempre considerato il salotto buono della città. Erano attività commerciali, ora somigliano piuttosto a dei foschi presagi.
Corso Matteotti
Perché continuando a camminare lungo corso Matteotti, ci sono ancora altri posti al tramonto. È il caso di Primadonna dove la vetrina è coperta dall’interno con grandi fogli e un cartello invita la gente, in caso di necessità, a rivolgersi agli altri negozi vicini, a Pisa, Livorno e Lucca. Ma non è finita qui.
Rewind in vendita
A complicare la situazione già piuttosto complessa, il triste annuncio di Raffaele Saviano che ha messo in vendita la sua pizzeria, wine bar Rewind in via Verdi, aperta in pieno centro dal 2012. «Ci sto pensando da un paio d’anni e ora siamo arrivati alla conclusione. Ho provato a insistere ma è inutile continuare. Non vedo più prospettive. Non intendo fare polemica e parlo solo da commerciante perché non voglio che le mie riflessioni possano essere strumentalizzate ma – spiega Saviano – ultimamente, ho dovuto fare i conti anche con le denunce di alcuni cittadini che si opponevano alla musica che proponevo. Il mio è un locale frequentato da famiglie e da una clientela adulta e tranquilla ma d’estate c’è bisogno di un po’di animazione, per catturare la curiosità e offrire un pizzico di vivacità e spensieratezza. Niente di eccessivo ed esagerato fra l’altro ma non siamo riusciti lo stesso a evitare il disappunto, seppur di pochi. E tra le lamentele, la mancanza di visione, anche imprenditoriale, dell’amministrazione e il degrado che purtroppo persiste non ci sono margini di scelta. Alla fine dell’anno chiuderò i battenti ma spero di vendere e dedicarmi a un altro progetto che ho già in mente».