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La tragedia

Vecchiano, morto in parapendio: Betti aveva un’attrezzatura speciale. Cosa è successo? L’ipotesi

di Andreas Quirici

	Alfredo Betti, 52 anni di Montespertoli
Alfredo Betti, 52 anni di Montespertoli

Il modello è sensibile al vento e potrebbe essersi chiuso diventando una “cravatta”. L’autopsia chiarirà se il 52enne di Montespertoli ha avuto un malore durante il volo

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VECCHIANO. Volava con un parapendio speciale, Alfredo Betti, residente a Montespertoli, morto per le ferite riportate nella caduta in un terreno agricolo a Vecchiano, vicino a via Traversagna.

Secondo quanto appreso, il 52enne era molto conosciuto in Toscana nell’ambiente degli amanti di questa specialità, tanto da essere considerato alla stregua di un professionista. E l’attrezzatura con cui l’altro pomeriggio è partito da un versante del monte del Legnaio, non molto distante dal punto in cui è precipitato, viene utilizzata proprio da chi è particolarmente esperto. Ma sarebbe anche un modello molto sensibile ai cambiamenti del vento, finendo per chiudersi e diventando quella che in gergo viene definita una “cravatta”. È una delle ipotesi a cui sta lavorando la squadra mobile della questura di Pisa dopo i rilievi effettuati dalla polizia scientifica nel campo dove Betti è stato trovato già privo di vita dalla fidanzata.

Il primo elemento su cui ruota l’indagine, però, è la possibilità che abbia avuto un malore in volo. E l’autopsia all’Istituto di medicina legale dell’ospedale Santa Chiara definirà che si è trattato proprio di questo oppure no. Il fascicolo aperto dalla Procura prevede anche la nomina di periti che analizzeranno l’attrezzatura sequestrata dal commissariato. Il parapendio, per capire se c’è stato un malfunzionamento, una rottura o se siamo di fronte a un caso di cattiva manutenzione. Il sistema di tracciamento della rotta, che potrà indicare sia il percorso effettuato ma anche l’altezza da cui è precipitato Alfredo Betti schiantandosi a terra.

Di sicuro, la morte dell’esperto volatore in parapendio, ha destato impressione, sia per le modalità con cui è deceduto che per quelle che hanno portato al ritrovamento del corpo nel campo tra l’abitato di Vecchiano e via Traversagna. Secondo la ricostruzione, infatti, sono stati i genitori di lui ad avvisare la fidanzata che qualcosa non andava. Avrebbero dovuto ricevere una sua telefonata nel pomeriggio dell’altro giorno, una volta concluso il giro nei cieli tra la provincia di Pisa e quella di Lucca. Un volo cominciato alle 14 circa che avrebbe dovuto finire alle 16. Ma ogni comunicazione si è interrotta. A quel punto è stata avvisata la donna che ha cercato di rintracciarlo tramite un “tag”, un sistema di localizzazione Gps che solitamente si utilizza per trovare chiavi smarrite o automobili parcheggiate chissà dove.

Dispositivi utili, ma che non sono il massimo della precisione. Betti ne aveva uno nel portafoglio ma le informazioni fornite non erano abbastanza dettagliate. Per questo le ricerche che ha iniziato insieme ad alcuni amici istruttori di volo della zona, per circa mezzora, non hanno dato i risultati sperati. A quel punto è stato chiesto aiuto al comando provinciale dei vigili del fuoco che ha disposto l’attivazione dei controlli dall’alto, tramite l’elicottero di servizio. Ed è stato allora che il corpo è stato individuato.

La donna a terra, dando una mano per l’avvistamento, è stata poi indirizzata nella zona dov’era caduto il fidanzato. E poco dopo l’ha trovato. Ma, purtroppo, ormai era troppo tardi. Sperando di poter salvare ancora la situazione, è stato attivato anche l’elisoccorso Pegaso col medico a bordo il quale, però, non ha potuto fare altro che constatarne il decesso.




 

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