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Cascina, il parroco scrive al sindaco: «I gatti sporcano l’abbazia, siamo invasi dagli escrementi. Via la colonia felina»

di Francesco Paletti

	Don Armellin, esasperato dalla lotta quotidiana contro le feci dei gatti 
Don Armellin, esasperato dalla lotta quotidiana contro le feci dei gatti 

Don Armellin contro l’associazione che si occupa della colonia accanto al complesso. «Uno spettacolo quotidiano fatto di sporcizia piatti sparsi ovunque»

21 febbraio 2023
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CASCINA. Da una parte la Badia di San Savino, il parroco don Alberto Armellin e il diritto di preservare, custodire e valorizzare l'abbazia di cui l'anno scorso si è celebrato il 900° della costruzione e che è anche l'unico monumento nazionale del comune di Cascina. Dall'altra i gatti, sette o otto in tutto, che vivono nei dintorni del luogo di culto, i diritti degli animali e l'associazione “I gattari” che si occupano della colonia felina. Una coesistenza sempre più difficile, fatta di litigi, proteste, lettere aperte alla comunità. E anche richieste indirizzate all'amministrazione comunale.

Una “battaglia” che va avanti, ormai da diversi mesi: la “novità” delle ultime settimane è una delibera di giunta dell'amministrazione cascinese del 25 agosto scorso che aggiorna l'elenco delle colonie feline presenti sul territorio comunale e include anche quella di Badia, composta di nove esemplari. «Almeno su questo è stata fatta chiarezza, anche se nel senso che chi ha cuore la tutela dell'abbazia auspicava» sorride amaro don Armellin, che nella zona è un'istituzione seconda soltanto alla Badia stessa: 83 anni, ordinato sacerdote nel 1963, è il parroco di Badia dal 1970, ossia da 52 anni.

E ama quell'abbazia quasi come un figlio: gli ha dedicato due libri e anni di lavoro per promuoverne il recupero e la valorizzazione. Formalmente, invero, la colonia non è situata nella proprietà privata dell'abbazia, ma in via Fiorentina 256, ossia nella strada pubblica che corre a fianco del parcheggio della chiesa. I gatti, però, sono esseri viventi e si spostano. Anche nelle aree monumentali e in quelle in cui si svolgono le attività pastorali.

«Sia ben chiaro che sia i residenti alla Badia, sia il sottoscritto non siamo contro gli animali, tantomeno contro le persone, né ignoriamo che esistono anche gli altri: noi siamo per la Badia e per il rispetto di questo monumento nazionale» aveva voluto chiarire il sacerdote in una lettera aperta, inviata al sindaco Michelangelo Betti e, per conoscenza, alla comunità locale nell'agosto scorso, per respingere l'accusa di non amare gli animali. Non ce l'ha con i gatti, insomma, il sacerdote. Semmai con chi se ne occupa: «Dalla primavera scorsa l'aia antistante il monastero, è divenuta mensa quotidiana di randagi serviti da gattare dando uno spettacolo di sporco con piatti di plastica sparsi dal vento, violando la proprietà privata e, quindi, la legge – prosegue la lettera -: di fronte alle mie proteste, mi hanno risposto di averli sterilizzati, così forse pensando di averli ridotti a peluche. Certo è che fanno gli escrementi: basti dire che, in passato, una mamma ha anche ritirato il figlio dai campi estivi perché si era seduto sulle feci di un gatto e i turisti che vengono ad ammirare il monumento, al piano terra e al primo livello, debbono tenere costante gli occhi a terra per evitare di calpestarli».

«Formalmente la colonia è collocata in una via pubblica ed ha un numero di esemplari limitato visto che due dei nove sono stati adottati – dice il sindaco Betti – ma cercheremo di capire meglio e adottare i provvedimenti che fossero necessari per tutelare sia il monumento che i diritti degli animali». Un paio, invero, sono indicati già nelle “istruzioni operative per la gestione delle colonie feline libere” del Comune di Cascina. Che prescrive ai “gattari” di «provvedere dopo ogni pasto alla pulizia della zona» e di «evitare la somministrazione di cibo in piazze e strade di particolare pregio ed interesse turistico,architettonico e culturale». Forse basterebbe ripartire da qui.


 

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