Il Tirreno

Pontedera

È boom di parti in vasca al Lotti: 11 bimbi nati in acqua in 45 giorni

Paola Silvi
Lo staff di ostetricia dell’ospedale Lotti di Pontedera con una delle vasche in dotazione alle sale parto
Lo staff di ostetricia dell’ospedale Lotti di Pontedera con una delle vasche in dotazione alle sale parto

La tecnica “dolce” era stata bloccata all'ospedale di Pontedera a causa della pandemia

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PONTEDERA. All’ospedale Lotti di Pontedera le future mamme scelgono sempre di più il parto in acqua. Nell’ultimo mese e mezzo, da maggio alla metà di giugno, se ne sono registrati ben 11 su un totale di 90 gravidanze portate a termine.

Segno di una nuova cultura, di un ritorno alla naturalità dell’evento e di un approccio positivo da parte delle puerpere che si avvicinano a questa tecnica cercando una dimensione più dolce e rilassante. «Questa modalità era già attiva nel periodo prepandemico. Poi – spiega il primario di ginecologia, Martina Liut – con l’avvento del Covid abbiamo dovuto interrompere l’utilizzo della vasca perché il tempo d’attesa per il tampone non consentiva alle mamme questo tipo di preparazione. Il risultato del test arrivava sempre in fase finale del travaglio, troppo tardi per vivere a pieno quest’esperienza. Con l’uso dell’antigenico invece si accorcia la tempistica della diagnosi e se la mamma risulta negativa può iniziare con tranquillità questa modalità. Inoltre, non c’erano studi scientifici che evidenziassero la possibilità di partorire in acqua senza alcuna controindicazione per le donne positive al Covid».

La fine dell’emergenza ha portato così una ritrovata scia d’entusiasmo confermata nei numeri e nella struttura all’avanguardia. Una donna su 5 scommette sui benefici dell’acqua e l’effetto distensivo che si ottiene apre scenari che puntano ad “addolcire”, e la convinzione mette d’accordo ginecologi, ostetriche e donne in dolce attesa, le ore conclusive della gravidanza. L’obiettivo è quello di raggiungere il maggior comfort possibile per bimbi e mamme. Con innegabili vantaggi medici. «Innanzitutto – entra nel merito Liut – questa tecnica aiuta sotto l’aspetto analgesico perché riduce i dolori del travaglio e anche i danni da lacerazione sono minori». Immersa nella vasca, la mamma può lasciarsi andare e questo stato di rilassamento favorisce la produzione di endorfine, i cosiddetti ormoni del piacere, che hanno un effetto calmante. Al contrario, diminuiscono le catecolamine, normalmente prodotte in situazione di stress. In acqua le contrazioni si avvertono con minore intensità e persino la fase finale è meno sofferta. L’ospedale pontederese è dotato di due vasche, una collocata in ogni sala parto. «La donna può vivere questi momenti accompagnata da un’ostetrica, sempre al suo fianco, e da una persona di sua scelta che può assistere al parto. Solo dopo, al bisogno, è presente il ginecologo e il pediatra. Siamo felici e soddisfatti – dice il primario – di poter aggiungere, oltre all’epidurale, anche questa offerta che richiama un ritorno alla naturalità e il rispetto per la fisiologia del corpo umano».

Non tutte le strutture offrono la possibilità di far nascere il proprio figlio in acqua. E il Lotti, fra i pochi in Toscana a promuoverlo, racconta di un’attenzione speciale all’assistenza delle donne in gravidanza che hanno a disposizione diverse opzioni per partorire. Ma anche sul fronte delle cure per i neonati, soprattutto quelli prematuri, che hanno bisogno di particolari cure e più monitoraggio, c’è una novità. «Da qualche mese – conclude la dottoressa – la subintensiva neonatale si trova all’interno del reparto di ostetricia. Prima era davanti alla pediatria. Questa modifica permette alle mamme di essere sempre vicine ai loro figli, nell’ottica di una maggiore inclusività».

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