Il Tirreno

Pontedera

Peccioli Alta Valdera
Peccioli Alta Valdera

Vendemmia 2021, un po’ di danni per i vignaioli ma la produzione sarà buona

Enrico Bimbi
Vendemmia 2021, un po’ di danni per i vignaioli ma la produzione sarà buona

Siamo arrivati anche a -8 gradi nella notte dell’8 aprile quando alcune varietà avevano già germogliato. Poi ha piovuto poco e la raccolta torna a fine settembre 

4 MINUTI DI LETTURA





Come sarà il vino del 2021? Di buona qualità, rassicurano i vignaioli della Valdera. Da noi non si sono verificati danni dovuti alla grandine come in altre parti d’Italia, l’uva è sana anche se in questo momento matura lentamente in quanto la pianta ha rallentato per mettersi in protezione dal caldo torrido d’agosto.

A parte poche parcelle di vitigni precoci o destinati alla produzione di spumanti, per la vendemmia c’è ancora tempo. Le ultime annate ci avevano abituato a un anticipo di raccolta che aveva alimentato discorsi sugli effetti dell’innalzamento climatico. Quest’anno siamo tornati ai tempi classici con previsioni di inizio raccolta sul Sangiovese dalla terza decade di settembre.

A caratterizzare l’intero andamento fenologico di quest’anno è stata senza ombra di dubbio la gelata arrivata fino a -7/-8 gradi centigradi nella notte dell’8 aprile quando alcune varietà avevano già germogliato, tra queste il Sangiovese, il vitigno principe delle nostre zone.

«Il danno c’è stato per il produttore, non per il consumatore – spiega Marco Faraoni agronomo all’azienda agricola degli Azzoni Avogadro, stimata fattoria a La Rotta – anche le piante gelate sono poi ripartite iniziando da capo il ciclo vitale. Però con meno produzione. In alcune zone di giovani impianti abbiamo riscontrato perdite che superano il 50 %. Si parla soprattutto di areali del piano dove il ghiaccio è stato amplificato dall’umidità. Nonostante ciò i pochi grappoli nati sono belli e di solito da buona uva nasce il buon vino. A parte questo inizio non certamente positivo, abbiamo poi avuto un a primavera ottimale fresca e ben idratata».

Solo in questi ultimi giorni di prolungato caldo riscontriamo un pochino di stress, sui terreni sabbiosi di più, su quelli argillosi meno, comunque, non avendo irrigazione, un po’ di acqua inizia a mancare. «Niente di grave, ordinaria amministrazione da gestire al meglio. Per quanto riguarda le prospettive qualitative, sono molto contento dell’andamento del vitigno Vermentino».

« Da noi – prosegue Faraoni – nelle annate calde ha dimostrato di dare ottimi risultati raggiungendo quel grado di maturità che lo fa diventare rosa sprigionando aromi e concentrazione. Viene spontaneo il paragone con il 2017. Anche quattro anni fa ci fu la gelata e la siccità ancora più intensa di oggi, l’uva era pochissima ed il vino venne esplosivo. Data la similitudine è molto probabile e ci auguriamo che la cosa si possa ripetere».

Una previsione sulla vendemmia, a questo punto, è più che possibile. « Per la vendemmia ci sarà un pochino di ritardo, inizieremo con il Pinot grigio destinato al vino Villa Sole, a cavallo tra agosto e settembre per passare molto probabilmente al Merlot e poi pian piano agli altri vitigni».

Sempre nelle colline di Peccioli andiamo in un’altra cantina storica di riferimento: la Tenuta di Ghizzano.

«Ha piovuto poco – dice laconica Ginevra Venerosi Pesciolini – Per fortuna maggio è stato ricco di acqua, garantendo una buona scorta idrica alle piante che sono arrivate senza stress fino a metà agosto. Il prolungarsi di questo stato siccitoso inizia oggi a disturbare in particolare le viti più giovani e posizionate più in basso. La prima uva che porteremo in cantina sarà come sempre il Merlot, poi via via tutte, le altre fino a concludere con il Petit verdot e il Cabernet».

La gelata del dopo pasquetta ha danneggiato soprattutto il Sangiovese, vitigno che era già germogliato. «Si tratta di un danno sulla quantità ma non certo sulla qualità, in quanto ritengo che quest’anno sia la nostra uva più bella di cui faremo tesoro sia per il Veneroso il nostro blend storico, sia per la novità (uscirà per la prima volta quest’anno con la vendemmia 2018) il Mimesi».

«Quest’ultimo – continua Ginevra Venerosi Pesciolini – nasce da una ricerca trentennale sul nostro vitigno autoctono e dalla volontà di fare qualcosa di diverso; utilizzando uve selezionate in purezza di Sangiovese, viene affinato in anfora e isolato da qualsiasi inquinamento del frutto per la massima espressione identitaria».

Perché gli è stato dato il nome Mimesi? «Perché secondo quanto affermava il filosofo Aristotele è la rappresentazione della natura in arte».

Primo piano
Il giallo

Trovata morta a San Godenzo, il mistero nel bosco: il sasso e quel silenzio che pesa

di Mario Neri
Estate in Toscana