Elezioni Regionali, Fratoni: «Dika è la persona giusta per riportare Pistoia nel cuore della Toscana»
La consigliera regionale pistoiese passa il testimone al giovane portavoce di Giani. «Bernard ha già lavorato molto coi sindaci e conosce i territori. Il testa a testa con Trallori? Il confronto di idee è un’occasione, l’importante è non scadere nella logica del conflitto personale»
PISTOIA «Bernard Dika rappresenta quello che Pistoia chiede da tempo: energia, rinnovamento e uno sguardo che sappia guardare al futuro. Non viene dalla politica tradizionale ma da un percorso fatto di impegno civico, ascolto e responsabilità. È giovane ma non improvvisato e ha già dimostrato ottime capacità amministrative in Regione, dando dimostrazione di conoscere benissimo i bisogni dei territori». Con queste parole Federica Fratoni passa idealmente il testimone della sua azione politica a Bernard Dika, l’enfant prodige della politica toscana che, con ogni probabilità, sarà il capolista del Pd nella lista provinciale delle elezioni che il 12 ottobre prossimo decideranno il futuro della Regione.
Dopo dieci anni trascorsi quindi a Firenze, Federica Fratoni ha annunciato giorni fa il suo passo di lato indicando senza se e senza ma in Bernard Dika non solo il suo erede politico ma l’unico esponente del Pd in grado di dare davvero una svolta all’intero modo di far politica del suo partito. «Eugenio Giani ha colto da tempo in Bernard Dika tutte le sue caratteristiche positive affidandogli il delicato ruolo di portavoce. A mio parere quindi Bernard è il candidato giusto perché incarna il cambiamento senza inutili rotture: mette cioè insieme esperienza istituzionale e un volto nuovo per restituire a Pistoia la centralità che merita».
Consigliera Fratoni, perché ha deciso di farsi da parte?
«Dopo molti anni in prima linea devi capire quando è il momento di favorire una fase di ricambio. È successo a me quando sono diventata una giovane donna presidente della Provincia grazie al sostegno di chi mi aveva preceduta, a partire dal presidente Gianfranco Venturi. Ora è il mio turno di fare altrettanto. È molto salutare oltre che giusto e opportuno».
La sua opzione in favore di Bernard Dika è inequivocabile. Cosa vede nel suo futuro?
«Bernard ha già lavorato molto con i sindaci toscani su svariati progetti; nel suo futuro immagino un impegno totalmente dedicato al territorio provinciale e alla città di Pistoia. Sono sicura che saprà rappresentare la nostra comunità con sensibilità e autorevolezza».
L’oggettiva competizione che esiste fra Bernard Dika e Riccardo Trallori non rischia di aumentare la conflittualità all’interno del Pd?
«È naturale che all’interno di un partito plurale come il Pd ci siano sensibilità diverse. Quello che fa la differenza è il metodo: trasformare la competizione in occasione di confronto, di idee, di partecipazione. L’importante è che non si cada nella logica del conflitto personale ma si valorizzi ciò che unisce. La vera sfida è dimostrare che il Pd pistoiese possa essere un laboratorio di rinnovamento e unità anche partendo da percorsi differenti».
Bernard Dika può spingere a votare Pd anche persone che potrebbero votare per il centrodestra?
«Sì, perché la sua candidatura rompe schemi e abitudini. Parla infatti a chi non si sente rappresentato dalla politica, a chi si è allontanato per delusione o sfiducia ma anche a chi guarda ad altri schieramenti e oggi cerca volti nuovi. La sua storia personale e la sua freschezza lo rendono credibile oltre i confini tradizionali del Pd. Bernard può attrarre chi crede nella comunità, nei diritti, nel lavoro al di là delle appartenenze».
Esiste ancora nel Pd uno spazio per una sensibilità riformista?
«Il Pd nasce come partito plurale in cui si riconoscono culture politiche storicamente diverse ma che convergono su valori comuni. Questa ricchezza di sensibilità è la sua ragione di essere. Se venisse meno cadrebbe la base dell’intero progetto politico. Non mi pare però che esista questo rischio soprattutto nella fase attuale con la destra al governo del paese».
La partita delle regionali nel caso di Pistoia si intreccia con quella del Comune. Qua cosa prevede?
«È inevitabile che le due partite si intreccino; la scelta del sindaco di lasciare Pistoia e restare in Regione, tradendo la promessa del 2022, indebolirà sicuramente la città. Le regionali servono però a dare voce a Pistoia in una dimensione più ampia, a riportarla al centro della Toscana e a creare una classe dirigente rinnovata».
Cosa farà Federica Fratoni da grande?
«Posso dire cosa farò nel mio futuro prossimo. Tornerò con grande piacere al mio lavoro di funzionario pubblico, arricchita dall’esperienza maturata in questi anni. È bello rimettersi in discussione e affrontare con fiducia una stagione nuova della propria vita. Dopodiché la politica mi accompagna da quando avevo vent’anni. Continuerò a dare il mio contributo».