Il Tirreno

Pistoia

Il caso

Fatture false e bancarotta, sequestri per 1,7 milioni: nei guai la vecchia dirigenza della Pistoiese


	Calcio, operazione della Finanza a Pistoia
Calcio, operazione della Finanza a Pistoia

Operazione della Finanza: perquisizioni domiciliari e sequestri di conti correnti, beni mobili e immobili riconducibili agli indagati

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PISTOIA. Un sequestro preventivo da 1,7 milioni di euro è stato eseguito dalla Guardia di Finanza nei confronti dell’ex dirigenza della club di calcio della Pistoiese.

L’operazione, coordinata dalla Procura della Repubblica di Pistoia, è il risultato di un’indagine complessa che ipotizza un articolato sistema di frode messo in atto da un gruppo composto da due imprenditori, due professionisti (padre e figlio) e una prestanome, tutti riconducibili alla Campania, tranne quest’ultima, cittadina albanese.

Secondo gli inquirenti – come si legge nella nota diffusa dalla Finanza - l’obiettivo del gruppo sarebbe stato proprio il club calcistico arancione, utilizzato come veicolo per frodi fiscali e bancarotta fraudolenta. Tra le contestazioni provvisorie figurano: emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, compensazioni indebite di crediti fiscali, appropriazione indebita e distrazione di fondi.

Dalle indagini – condotte con accertamenti bancari, testimonianze e analisi documentali – è emerso un presunto sistema illecito: circa 900.000 euro di costi mai sostenuti, registrati grazie a fatture false emesse da una società gestita da un quinto soggetto (anche lui campano), il quale avrebbe anche ceduto crediti d’imposta fittizi per oltre 500.000 euro, mascherando il tutto come sponsorizzazioni.

Non solo: sarebbero stati sottostimati i bilanci, distratte somme a favore degli indagati, e persino appropriati veicoli intestati a una società di leasing ma utilizzati dal club.

Il quadro ricostruito dagli investigatori parte dalla cessione del club, avvenuta dopo un decennio sotto la stessa proprietà: prima affidato a un imprenditore tedesco, poi a una società inglese formalmente intestata a una trentenne albanese, dietro cui si celerebbe un imprenditore già noto per precedenti legami con l’Avellino e il Trapani calcio. A supportarlo due professionisti: un commercialista settantenne e suo figlio avvocato, 41 anni, anch’essi con precedenti nel settore calcistico.

Nella giornata di oggi, i finanzieri hanno eseguito perquisizioni domiciliari e sequestri di conti correnti, beni mobili e immobili riconducibili agli indagati.

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