Vicofaro, la polizia irrompe nella canonica e porta via gli ultimi migranti
La rabbia di don Biancalani: «Una vergogna, violata una casa di solidarietà». Il prete rischia la rimozione da legale rappresentante della parrocchia
PISTOIA. Quando mancavano appena sei migranti da ricollocare, quando ormai la parrocchia di Vicofaro sembrava finire di svuotarsi in pace, alle 12,30 di ieri (martedì primo luglio) lo sgombero è stato ultimato con l’uso della forza. La forza per eseguire l’ordinanza notificata il 6 giugno dal sindaco Alessandro Tomasi, portando via coloro che dalla canonica non volevano separarsi e hanno provato a barricarcisi dentro, nonostante la Diocesi dica di averli rassicurati e accompagnati a visitare la loro destinazione.
La sensazione che potesse essere una giornata di tensione c’era, ma in mattinata non c’erano stati allarmi. Fino a quando le camionette sono arrivate nella piazza della chiesa e i reparti mobili della polizia di Firenze e Taranto hanno fatto irruzione nella canonica, una ventina di agenti in assetto antisommossa, come in uno scontro tra ultras fuori dallo stadio. C’era da far uscire gli ultimi giovani ospiti africani, di cui due hanno opposto resistenza, finendo con l’essere bloccati, ammanettati, portati giù per le scale e poi caricati sulle volanti. Uno dei due piange disperato, in preda alla paura, vedendo riaffiorare chissà quali mostri e quali ferite. Sono scene che straziano, nell’assistere viene da chiedersi se ce ne fosse davvero bisogno. Una domanda che apre altri mille interrogativi, a partire dal perché invece è dovuto succedere.
Basta scorgere l’espressione di qualche poliziotto, ancor prima di vederli in azione, per capire che da parte di chi esegue non c’è nessun accanimento e, anzi, non manca qualche parola di conforto. Però l’immagine rimane quella di un’operazione che forse coincide con la parola fine sulla comunità di Vicofaro, non più idonea a garantire un’accoglienza dignitosa e quindi chiusa d’imperio dalle istituzioni. Questa almeno è la versione “apolitica”, ci si creda o no. Com’era prevedibile, lo sgombero definitivo manda in escandescenza don Massimo Biancalani. Vedendo i poliziotti prendere di forza uno dei suoi ragazzi prova a salire le scale. «Non lo toccate» urla. Dopo poco va via in auto con due ospiti. «Vergogna, con questi poveri cristi, voi e tutto il governo. Contenti adesso?» e nella collera lancia una baguette su un cumulo di doghe in legno. Al suo ritorno, verso le 13,30, la canonica dove fino a qualche giorno fa alloggiavano oltre cento migranti è vuota e gli addetti stanno sigillando una ad una tutte le porte e le finestre, il continuo di quanto lo aveva fatto infuriare sabato.
«È una vergogna, una violenza ingiusta, è stata violata una parrocchia, una casa di solidarietà, un ospedale da campo – commenta il parroco – Sono scioccato, quest’azione di forza non me la spiego, avevamo iniziato un lavoro di ricollocazione e pensavo che con le persone più deboli ci fosse disponibilità al dialogo. I ragazzi non hanno commesso reati, sono persone in stato depressivo che qui avevano trovato la loro dimora. Alcuni sono scappati, dicevano questa è casa di dio e non può chiudere, invece mi sembra sia casa degli uomini e della loro cattiveria. C’è stata la volontà politica di fermare un’esperienza. Una battaglia persa, ma dopo la passione speriamo ci sia la resurrezione». Sulla sua probabile rimozione da legale rappresentante della parrocchia, glissa. «Questa è una decisione del vescovo (Fausto Tardelli), spetta a lui comunicarlo».
Aggirandosi nell’improvviso deserto se la rifà un po’ con tutti, per poi prendere il megafono. «È stata una violata una casa di pace e solidarietà» esclama. Cita Papa Francesco e la chiesa dalle porte aperte. «Vergogna». Il sipario cala così, sotto il sole minacciato dai nuvoloni di martedì primo luglio. Adesso la parrocchia sarà oggetto dei lavori di adeguamento al termine dei quali, almeno inizialmente sembrava che la chiesa potesse tornare ad accogliere, seppur con numeri ridotti. Ma dopo ieri, tornare indietro è quasi impossibile.