Pistoia, è caccia ai “pirati” dei giornali: c’è chi rischia anche il carcere
Copie abusive, basta lo “screen shot” per finire nei guai
PISTOIA. C’è chi lo fa per farsi bello con gli amici e chi ci ha messo su un vero e proprio business, puntando sui banner pubblicitari attirati in tal modo sui propri canali social o addirittura, dopo averle “craccate”, rivendendo a prezzi stracciati le password che permettono di accedere a volte a gran parte del panorama editoriale nazionale. Fatto sta che è enorme il danno che i pirati dei giornali causano all’intera filiera che sta dietro ai quotidiani (compreso Il Tirreno) che tutte le mattine arrivano nelle edicole con le notizie fresche di stampa o che si possono leggere comodamente su tablet e smartphone pagando assai modesti abbonamenti mensili. Danni economici (il ricavato delle vendite serve a pagare gli stipendi di tutti coloro che lavorano per portare in edicola un giornale) ma anche reati.
Sì, perché chi diffonde abusivamente pagine o intere copie di giornali sul web commette un reato. E va incontro a sanzioni pesantissime, nonché a un processo penale.
Oltre a doversi ritrovare sul banco degli imputati in tribunale, rischia una multa che può arrivare fino a 15.000 euro chi condivide le pagine dei quotidiani per trarne profitto, banalmente anche piazzando un banner pubblicitario o un popup sulla pagina web per scaricarli o i collegamenti ipertestuali a quest’ultima, ad esempio, su un gruppo Whatsapp.
Va incontro a una sanzione amministrativa da 103 a 1.032 euro, invece, chi semplicemente consulta o inoltra pagine o interi quotidiani, anche solo con uno “screen shot”, la cosiddetta foto di ciò che viene visualizzato sullo schermo del tablet o del telefonino.
In provincia di Pistoia, per il momento, non ci sono state indagini da parte della guardia di finanza, anche se il fenomeno della pirateria dei quotidiani locali come Il Tirreno è purtroppo molto frequente ogni giorno e viene comunque monitorato sia dalle Fiamme gialle che dalle altre forze dell’ordine, come i carabinieri o la polizia postale.
Esistono piattaforme, purtroppo, attraverso le quali la mattina presto vengono diffusi gratuitamente i quotidiani e chi li distribuisce, attraverso il proprio account, è già stato segnalato. Come detto, inoltrare un’edizione del Tirreno, anche via Whatsapp, senza scopo di lucro, porta a una sanzione amministrativa di massimo 1.032 euro. Ma se, ad esempio, nella pagina in cui viene scaricata ci sono dei banner pubblicitari, subentra lo sfruttamento commerciale e si rischia la condanna penale e una maxi-multa: fino a 4 anni di carcere e fino a 15. 400 euro di multa.
Ma è soggetto a denuncia anche chi semplicemente legge un giornale pirata senza condividerlo con nessuno: la sola iscrizione a questi gruppi social e canali Telegram, quindi, è potenzialmente un reato e basta aprire il gruppo per vedere chi vi partecipa.
Basta ancora meno per finire nei guai, perché anche attraverso un semplice “screen shot” le forze dell’ordine possono risalire facilmente all’identità di chi condivide illegalmente le opere protette dal diritto d’autore (tutti i quotidiani a pagamento). Inviare a terzi il contenuto dei quotidiani, se non addirittura gli stessi file pdf con tutte le pagine, è assolutamente vietato, dato che sono opere collettive protette dalla legge sul diritto d’autore, che nella sua prima versione risale addirittura al 1941 e che nel frattempo, ovviamente, è stata aggiornata.
Se poi le segnalazioni sono circostanziate, le indagini, come più volte avvenuto in Italia, possono portare a sgominare vere e proprie attività criminali, con conseguenze anche per gli “inoltratori finali”, che forse nemmeno immaginavano di far parte di un sistema così grande, da migliaia di utenti registrati ai vari servizi illegali.
La guardia di finanza ricorda che i lettori che utilizzano questi canali illeciti si espongono oltretutto alla concreta possibilità di subire il furto dei propri dati mediante “pishing”: come contropartita alla lettura gratis dei giornali alcuni canali mettono in evidenza link che reindirizzano a proposte commerciali a prezzi particolarmente vantaggiosi o di registrazione gratuita a servizi digitali. Utilizzando questi link, però, l’utente rischia di mettere a disposizione di criminali i propri dati personali e finanziari o di attivare servizi a pagamento non richiesti. Dal comando provinciale di Pistoia, le Fiamme gialle sottolineano comunque la loro attenzione sul fenomeno sia alta e invitano «a segnalare sempre questi fenomeni alle forze di polizia». Richiamando come esempio dell’importanza di ciò l’operazione “Dark Channel”, portata a termine di recente dal Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche di Roma e scaturita da una segnalazione dell’Ordine dei giornalisti.
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