Pistoiese, rivoluzione societaria. Lehmann lascia la presidenza
L’avvocato Gammieri: i proprietari si presenteranno la prossima settimana
PISTOIA. Non esistono più le mezze stagioni, come non esiste più a Pistoia la Pistoiese dei pistoiesi. E questo ormai da tempo. Ciò a prescindere dall’atto depositato nei giorni scorsi alla Camera di commercio, da cui risulta che l’Olandesina non è più controllata dalla Holding Arancione.
Del resto l’organismo che controllava l’Olandesina, dallo scorso 12 gennaio, era in mano della Digimark Group dell’imprenditore tedesco Stefan Lehmann, che quindi aveva il via libera per attuare qualsiasi operazione. La scomparsa della Holding Arancione chiude un capitolo della storia della Pistoiese. Fu ideata nel 2009 da Andrea Bonechi, un uomo che per una vita si è battuto per sorti arancioni, come garanzia di trasparenza. Bonechi fu presidente dell’organismo fino alle dimissioni avvenute in relazione ad una lettera anonima di minacce da lui ricevuta. Il noto dottore commercialista è stato tra l’altro brillante protagonista di varie fasi della storia del club, dal passaggio della società da Maltinti a Bozzi, alla rinascita del club dopo la chiusura del 2009 per opera di Bortolotti.
La morte della Holding Arancione rappresenta l’addio a un passato romantico del club. Al posto di HA è nata la “Holding Us Pistoiese 1921” guidata dall’avvocato Gammieri. Insieme ad HA se ne va pure Lehmann che rimarrà nel ricordo di tanti per le sue folkoristiche partecipazioni sugli spalti del Melani nell’ultimo anno di serie C e per essere scomparso dai radar quest’anno. Per sancire la sua uscita definitiva da Pistoia una mano gentile stamattina si è perfino presa cura di cancellare da una porta carraia dello stadio la frase: “il tedesco ce l’abbiamo noi” che era lì da quasi due anni. Lo stesso Lehmann o chi per lui ha salutato la città e i tifosi con un comunicato apparso sul sito arancione ieri. Nel suo addio Lehmann non ha mancato di “bacchettare” gli organi di informazione, “che creano inutile allarmismo” e i soci definiti: “figure fantasma”. Curioso che a parlare di fantasmi sia un personaggio spesso virtuale, che ha parlato tramite interpreti, portavoce, comunicati o video messaggi. E che sia proprio lui ad accusare i media dai quali si è spesso sottratto. Nel suo ultimo atto apparso ieri ha usato ovviamente il web per dettare il suo “programma”. «Il mio auspicio – si legge sul sito della Pistoiese in un testo a firma Lehmann – è che si crei una compagine societaria solida per riportare subito questa società ai livelli di competenza, attraverso le infrastrutture sportive e investitori seri e lungimiranti». La nuova proprietà si chiama “Orange”, e ha sede in Gran Bretagna, a Willesden, periferia nord-ovest di Londra. Ora la Pistoiese sarebbe diventata oggetto dei desideri a livello internazionale.
Tutto nuovo? Niente affatto: un elemento di continuità e sempre più protagonista delle sorti arancioni è Gammieri, che conserva il ruolo di amministratore unico e si schiera pure al vertice della nascente Holding. Nonostante ciò il giovane e brillante avvocato campano rifiuta un ruolo di protagonista. Avoca invece a sé una sorta di ruolo super partes e una funzione istituzionale. «Non posso anticipare nulla riguardo la nuova proprietà – dice – Non mi permetto di esprimermi in alcun modo sull’operazione. Mercoledì o giovedì prossimo ci sarà una conferenza stampa in cui i nuovi proprietari si presenteranno e si metteranno a disposizione dei giornalisti. Il mio compito è solo quello di preparare l’evento nel migliore dei modi. Posso solo anticipare che la nuova proprietà è costituita da una parte italiana e una straniera, quest’ultima rappresentata da una signora. Non voglio togliere loro la soddisfazione di presentarsi e dire cose importanti alla città e ai tifosi». Il manager campano non entra quindi nel merito sulle trattativa e nemmeno riguardo le caratteristiche dei nuovi padroni. Così come non rivela le intenzioni e le prospettive della Pistoiese, se non aggiungendo: «Tra le righe si poteva capire da tempo che questa svolta ci sarebbe stata».
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