Quando il lavoro è a “caldo prezzo”: perché l’ordinanza anti-afa in Toscana non salva tutti
180mila addetti svolgono mansioni pesanti all’aperto: muratori, agricoltori, rider. E a tempo determinato in campagna non c’è la cassa integrazione
Cosa significa lavorare sotto il sole a picco, quando la temperatura arriva a 38-40 gradi, lo può raccontare uno stradino che stende il bitume a 179°. O un manovale su un tetto, imbrigliato nella tuta da lavoro, scarponi ai piedi, elmetto in testa, maschera sulla faccia. O un rider, che alle 13,30, con il sole che gli martella la testa, pedala sull’asfalto della città bollente per fare una consegna.
Tre milioni di persone in Italia, circa180mila in Toscana, svolgono lavori pesanti all’aperto che, con il caldo torrido di questi giorni, possono mettere a rischio la loro salute. Quindici regioni, tra cui la Toscana, hanno emanato ordinanze che fino al 31 agosto impongono uno stop tra le 12,30 e le 16 nei giorni da bollino nero indicati da Worklimate.
In testa ci sono muratori, carpentieri, operai stradali, cavatori, agricoltori e allevatori. Ma anche nuovi lavoratori, come i riders, i “ciclofattorini” che consegnano cibo prenotato on line. Ma non sempre sotto il riparo fornito dall’ordinanza trovano posto tutti quanti. Molti restano fuori a causa dell’inquadramento contrattuale, o perché il tipo di lavoro non lo consente, o perché il datore non rispetta l’ordinanza.
Nei cantieri
«La richiesta dell’ordinanza sul calore è venuta fuori proprio su richiesta dei lavoratori», spiega Alessia Gambassi, segretaria regionale di Fillea Cgil, che tutela i diritti dei lavoratori di cave, cantieri, laterizi, gesso. In Toscana «oltre 45mila addetti fra edilizia e lapideo sono potenzialmente a rischio», spiega. Le norme «ci sono e funzionerebbero correttamente se venissero applicate. Ma non tutte le aziende le applicano. Da qui l’esigenza di un provvedimento vincolante come l’ordinanza», spiega.
Nella quotidianità poi ci sono molti altri ostacoli. «Una buona scelta è il turno unico che parte in anticipo, alle 6 del mattino, con una pausa pranzo breve e termine alle 14», aggiunge la segretaria provinciale grossetana di Fillea Cgil, Anna Capobussi. «Però, se il cantiere si trova vicino a un centro abitato, risente delle ordinanze che regolano gli orari di silenzio, per cui non puoi partire prima delle 8». Nelle giornate da bollino nero, in cui ci si dovrebbe fermare alle 12,30, il tempo di non lavoro diventa tanto. «E questo si ripercuote sia sullo stipendio dei lavoratori, per il massiccio ricorso alla cassa integrazione, sia sui tempi di consegna dei lavori, in particolare per le aziende che lavorano in subappalto». Ci sono poi lavori che si possono fare solo d’estate, «come stendere il bitume per fare le strade», spiega ancora Capobussi. «Sapete a quanti gradi deve essere il bitume? 179».
Per questo «tutti i soggetti coinvolti dovrebbero sedersi a un tavolo, analizzare nel dettaglio mansione per mansione e decidere caso per caso». In parallelo «occorrerebbe anche trovare materiali innovativi».
Nei campi
Si fa presto a dire: «Basta alzarsi alle 4 e finire alle 8 e poi riprendere la sera». «Da sempre le aziende del settore agricolo attuano un orario diversificato in virtù dell’andamento del meteo – spiega Mirko Borselli, segretario regionale per la Toscana di Flai Cgil – Le gradi aziende, che hanno dei dipendenti, lo fanno. Ma l’agricoltura è fatta anche di altre aziende». Con altri inquadramenti. La Cisoa, la Cassa integrazione speciale operai agricoli, per compensare il mancato guadagno in caso di sospensione del lavoro per caldo, ad esempio, «è solo per i lavoratori a tempo indeterminato – spiega Borselli – che sono appena il 10% in Toscana, e in Italia, quindi 7mila su circa 70mila». Insomma «è assente uno strumento ordinario di intervento per ciò che concerne il settore agricolo, pensato come meccanismo di ammortizzatore sociale; tutti gli anni dobbiamo attendere il governo. L’anno scorso la cassa è arrivata il 14 luglio; due anni fa il 29 luglio».
In bici sulle strade di città
Nemmeno ai rider viene applicata l’ordinanza anticaldo. «A Firenze si stima che ce ne siano 400-500. D’estate molti vanno a lavorare sulla costa, a Viareggio e a Follonica», spiega Mattia Chiosi, segretario regionale per la Toscana di Nidil (Nuove identità di lavoro) Cgil. Perché l’ordinanza non li tocca? «Sostanzialmente lavorano per Glovo e Deliveroo – spiega Chiosi – e queste due piattaforme applicano la disciplina del lavoro autonomo. La scelta di astenersi in questo caso è in capo al singolo. Ma molti sono costretti a lavorare perché ne hanno bisogno. Hanno tutti un background migratorio che li rende più ricattabili». Per dare loro sollievo, il Nidil ha creato a Firenze Casa rider. Proprio ieri, 2 luglio, Glovo ha proposto ai suoi rider un bonus caldo tra il 2% e l’8% per temperature tra 32°C e oltre 40°C, «per l’acquisto di crema solare, sali minerali e acqua». Un provvedimento definito «sconcertante» dall’opposizione.