Il Tirreno

Pisa

L'analisi

Lampi di grande Pisa, chapeau

di David Biuzzi
L’imperiosa incornata di Moreo per l’1-0
L’imperiosa incornata di Moreo per l’1-0

Moreo s’accende e stappa la gara, poi super Torregrossa spedisce Tramoni a chiuderla. Non serve strafare per asfaltare il Benevento e riuscire a prendersi tre punti di platino

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PISA. Dal voler strafare, ovvero eseguire più di ciò che è giusto o ragionevole, secondo la definizione da vocabolario, al fare. Già, alla fine la differenze sta tutta qui.

È, cioè, quello che differenzia il Pisa dall’amaro ko di Modena al nitido, anzi cristallino successo sul Benevento. Che, sia chiaro, non è la miglior partita degli ultimi anni, manco degli ultimi mesi, ma è il ritorno sulla retta via. Al di là di ogni ragionevole dubbio. E non solo per il risultato ma anche e soprattutto per come arriva. I nerazzurri, infatti, non rischiamo mai, non rischiano niente. E il gol vanno a cercarlo con la forza della consapevolezza, cioè la fiducia nei propri e importanti mezzi, ma senza frenesia, senza accedere, senza accatastare troppi giocatori là davanti. Il piano gara di Luca D’Angelo, insomma, viene applicato quasi alle perfezione e funziona. Quasi, perché la testa leggera chiesta dal tecnico almeno in avvio non c’è, ma le altre componenti sì: massima attenzione in difesa e ignoranza sotto la porta degli avversari.

Quello che serve, insomma. E il finale non inganni perché l’avvio è tutt’altro che semplice. Perché, come accennato, qualche cattivo pensiero circola e il 3-4-2-1 del Benevento diventa ben presto un abbottonatissimo 3-5-1-1. Trovare spazi, insomma, è complicato. I nerazzurri ci provano con un 4-3-1-2 in cui Esteves giostra al posto di Beruatto, Touré è accorto (e tratti retroguardia a 3 con il tedesco esterno), Caracciolo torna a guidare la difesa e Morutan svaria, spesso anche abbassandosi molto, alle spalle di Gliozzi e Moreo (a volte punta, a volte rifinitore di siistra). Del suo ce lo mette anche l’arbitro Manganiello, perché la posta in palio (per motivi diversi) è alta per tutti e la gara è spigolosa, ma fischiare ogni 10 secondi, come fa il direttore di gara di Pinerolo, impedisce a chi la partita vuole farla (il Pisao) di avere continuità d’azione. Il nervosismo sale ma i padroni di casa hanno le chiavi per aprire il match. Basta aspettare il momento giusto. Che arriva al 35’ coi sanniti in 10 (Acampora si sta facendo curare a bordo campo) quanto Morutan lavora palla e allarga a destra per Touré: il cross è bello e immediato e nel cuore dell’area di rigore irrompe come un treno Moreo che brucia l’ex Leverbe (pessimo il suo ritorno all’Arena) e incorna alle spalle di Paleari il suo primo gol in nerazzurro. Con rabbia. Figlia forse di un facile controllo sbagliato pochi minuti prima che aveva portato l’ex Brescia sull’orlo di una crisi di nervi. Non oltre, però. Proprio come il Pisa, insomma. E, stappata la gara, la strada è finalmente in discesa.

Nella ripresa i campani sganciano Letizia e Pettinari passando al 4-3-1-2, ma il tentativo di giocarsela è immediatamente disinnescato da D’Angelo che ordina il passaggio al 3-4-2-1. Calabresi si accentra, Esteves si alza e quando (4’) Touré s’arrende a problemi fisici (unica vera nota negativa di giornata) il portoghese si sposta a destra lasciando la corsia mancina al subentrante Beruatto. Controllano bene, i nerazzurri, lasciando a Nicolas il compito (svolto bene) di uscire quando serve e allo scoccare dell’ora di gioco il valzer delle punte porta in campo Torregrossa e Matteo Tramoni. Ed è jackpot. Già, perché Ernesto in Serie B è un alieno, nel senso che non c’entra niente col contesto, e imperversa da subito (sbaglierà, alla fine, sì e no due palloni in 30 minuti abbondanti) fino a spedire, al 32’, proprio Tramoni (che lo aveva messo in moto) a confezionare il raddoppio con un destro di giustezza che impallina Paleari sul palo lungo.

È un altro bel gol, un’altra bella azione. In definitiva un altro lampo di grande Pisa (non gli unici, perché nella ripresa la superiorità della truppa di casa è davvero netta e costantemente fuori discussione). Quello che serve, quello che basta. Giù il cappello, insomma, di fronte alla truppa nerazzurra che dimostra di sapere quello che vuole e di sapere anche come prenderselo. Ora non resta che proseguire così.
 

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