Pisa, aggredisce un'ospite nel centro antiviolenza: condannata 42enne – «Ti ammazzo», poi i pugni e la fuga
La vittima aveva provato a calmarla. Lei aveva reagito piantando un coltello sul tavolo e poi sbattendole la testa contro una finestra
PISA. “Ti ammazzo”. Non era la prima volta che perdeva le staffe e alzava la voce, respingendo a male parole colei che aveva provato a calmarla. Che la aveva spiegato che quello non era un posto qualsiasi, bensì una casa rifugio per donne vittime di violenze e maltrattamenti e che lei non poteva fare come le pareva. Non era proprio il caso di terrorizzare le donne che come loro avevano già subito dei forti traumi ma anche i loro figli, accolti nella struttura assieme alle madri.
Non ti intromettere, le aveva risposto, sono qui da più tempo di te e comando io. Poi per un periodo sembrava essersi pentita, ma l’8 gennaio del 2020 dalle parole passò ai fatti. Quel giorno era particolarmente nervosa. Dopo aver piantato con violenza un coltello sul tavolo della cucina, spaventando tutti, la solita persona la invitò a contenersi. Lei invece cominciò a insultarla e a minacciarla urlandole “Ti ammazzo”, poi la aggredì anche fisicamente. Forte della propria stazza, la prese a pugni e spintoni, per poi sbatterle la testa contro la porta finestra e darle un morso al braccio sinistro.
La donna tentò di difendersi ma non ci riuscì: cadde a terra ferita e in stato di semi incoscienza. Quando si svegliò, fu presa in carico dai sanitari e portata al pronto soccorso, la donna che l’aveva aggredita ormai era scappata. In seguito quest’ultima venne espulsa dalla struttura, ma nel frattempo la vittima aveva sporto denuncia.
È per questi fatti, commessi all’interno di una casa rifugio cittadina, che il tribunale di Pisa – sposando la tesi e la richiesta della Procura – ha condannato a 7 mesi di reclusione una donna di 42 anni, ritenendola responsabile di lesioni personali e minaccia nei confronti dell’altra utente, costituitasi parte civile nel processo. Con la sentenza il giudice ha disposto anche il pagamento di 5mila euro a favore della persona offesa, a titolo di risarcimento del danno.
Un caso che si chiude con una pena di lieve entità, ma che si distingue da tanti altri per le modalità e soprattutto per il luogo in cui si è verificata l’aggressione, un centro votato all’accoglienza e alla protezione di donne vittime di violenza.
