Pisa, manifestanti ProPal invadono la pista dell’aeroporto: ora il rischio denuncia per lesioni personali
Momenti di tensione tra manifestanti e polizia all’aeroporto: sette feriti, verifiche sui filmati della Digos
PISA. Già in tempo reale, nel primo pomeriggio di venerdì, non era difficile immaginare che l’occupazione dell’aeroporto Galilei da parte dei manifestanti ProPal avrebbe rischiato di produrre strascichi. Sia per la storicità dell’accaduto in sé – l’invasione della pista da parte di trecento membri del corteo per Gaza e il conseguente blocco totale dello scalo per mezz’ora – sia per i momenti di tensione tra dimostranti e forze dell’ordine.
Quei momenti in cui gli attivisti, fiondatisi in aeroporto dagli arrivi, hanno trovato la resistenza della polizia ai portoni a vetri che li separavano dal recupero bagagli e poi dalla pista. Una resistenza impari, durata pochi secondi prima dello sfondamento, con 7 agenti rimasti contusi mentre la folla apriva il varco verso l’area dei velivoli. Nessuno dei sette ha riportato ferite gravi, i referti del pronto soccorso recitano 5 giorni di prognosi per ciascuno. Ma le denunce per lesioni potrebbero partire comunque, se i diretti interessati lo riterranno opportuno.
La visione dei filmati delle telecamere di sorveglianza dell’aeroporto e di quelli registrati dalla Digos (che ha ripreso e scortato il corteo insieme a dieci poliziotti e due finanzieri durante tutta la giornata) servirà anche a questo. L’episodio non è chiaramente passato inosservato al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, che sui social ha espresso «solidarietà ai poliziotti feriti a Pisa mentre i manifestanti invadevano la pista dell’aeroporto», dando a questi ultimi dei «delinquenti».
Un’azione che, passando sempre dalla visione dei filmati, potrebbe sortire conseguenze penali anche sotto il profilo dell’interruzione di pubblico servizio. Parlare di denunce o indagati risulta ancora prematuro, quel che è certo è che a Pisa la mobilitazione per lo sciopero indetto da Unione sindacati di base, Cub, Cobas e Cgil ha raggiunto il dichiarato obiettivo di «Bloccare tutto».
L’occupazione dell’aeroporto, ritenuto «punto strategico per la guerra e per il genocidio da cui partono armi e militari», è stata infatti la tappa finale di una marcia, dal picco di 20mila manifestanti di ogni età e categoria, che durante la mattinata ha invaso di nuovo (e fatto chiudere al traffico per diverse ore) la FI-Pi-Li e poi anche l’autostrada A12, entrando dal casello di Pisa centro.
Senza dimenticare tutto quello che è venuto prima: dall’invasione dei binari alle stazioni di Pisa Centrale e San Rossore ai poli universitari occupati (Palazzo Ricci, rettorato, Palazzo della Carovana, sede storica della Scuola Normale Superiore) e picchettati (Sant’Anna, Palazzo Boileau, polo San Rossore, Palazzo Carità, Porta Nuova, Fibonacci) da parte dei collettivi studenteschi. Un crescendo che ha portato al fiume umano di venerdì. O come detto da alcuni, «una marea inarrestabile».
«Più di 20mila persone hanno bloccato la città, dell'Aurelia, alla Fi-Pi-Li, fino al casello autostradale e cortei diffusi in tutta la città – l’esultanza dell’Usb di Pisa, in testa a un corteo tra i più numerosi e partecipati di sempre in città –. La mobilitazione per la libertà della Palestina da Israele e degli attivisti della Flotilla continua in tutta Italia».
Alla stazione ieri mattina alle 7 si sono ritrovati in centinaia, per raggiungere Roma e unirsi alla manifestazione nazionale per la Palestina. La polizia capitolina ha identificato cinque minorenni residenti a Pisa, a cui ha sequestrato caschi, fumogeni, bottiglie in vetro e bombolette spray nella zona del Parco del Colle Oppio a Roma, dove sarebbe transitato da lì a poco il corteo.