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I lavori

Maxi cantiere da un miliardo a Livorno, la Darsena Europa avanza in mare

di Juna Goti

	Il cantiere della Darsena Europa (foto Stick)
Il cantiere della Darsena Europa (foto Stick)

Come sono oggi i futuri piazzali di container della piattaforma Europa

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LIVORNO. Gru e camion fanno avanti e indietro sulla nuova lingua di terra che ha iniziato ad allungarsi verso l’orizzonte, mentre in mezzo al mare c’è un pontone olandese che serve a piazzare colonne di ghiaia sul fondale. Eccoli i primi 450 metri di molo in costruzione per quella che diventerà la Darsena Europa.

Le opere a mare sono partite a metà maggio e da quel momento i lavori non si sono mai fermati, salvo qualche rallentamento ad agosto. Sono stati affidati a suo tempo al raggruppamento temporaneo di impresa formato da Società italiana dragaggi, Fincantieri infrastructure opere marittime, Sales e Fincosit.

In questo viaggio proviamo a raccontare a che punto è oggi la maxi opera da quasi un miliardo di euro (si è arrivati a 554 milioni di parte pubblica) che segna l’ampliamento a mare del porto, con l’obiettivo di accogliere a banchina navi ormai giganti e cercare di non restare tagliati fuori dal grande traffico merci. Opera tanto strategica sul fronte della crescita quanto da sottoporre a continui monitoraggi sul fronte ambientale.

Via ai lavori alla strada

Si entra con l’auto dall’ingresso alle spalle della Darsena Toscana, lungo la strada che costeggia la foce armata dello Scolmatore. Proprio la prossima settimana partiranno i lavori per allargarla, «un milione e mezzo di euro», fa subito notare il commissario in carica per la Darsena Europa, e ormai ex presidente dell’Autorità portuale, Luciano Guerrieri. Non proprio spiccioli per poche centinaia di metri, ma il perché appare subito chiaro: da una parte, praticamente a ridosso dello sterrato, corrono i binari di Ferrovie, dall’altro scorre l’acqua dello Scolmatore.

L’auto avanza, supera la pesa dei camion, ed ecco aprirsi di fronte quelle che ora sono immense distese di terra, detriti, fango e acqua, ma che si trasformeranno in piazzali, banchine, terminal (container lato Livorno, la prima parte da consegnare, e ro-ro lato Pisa).

Dove siamo? Per i non addetti ai lavori e chi non mastica di porto, giova tenere come coordinate lo Scolmatore da un lato, il canale di accesso allo scalo industriale dall’altro e alle spalle le gru di Tdt, sulla sponda est della Darsena Toscana. È qui che sta prendendo forma un progetto di cui – tra modifiche, liti, chiacchiere e infine passi concreti – si è discusso per più di vent’anni.

Orizzonte 2030

Il lavoro è ancora lungo, le previsioni più ottimiste parlano di fine degli interventi a mare, con il primo lotto container già pronto, entro cinque anni. Dalla squadra di tecnici capitanati da Enrico Pribaz, dirigente dell’Autorità portuale e responsabile del procedimento per la struttura commissariale, azzardano anche la data: «Vogliamo rendere operativo il porto entro il 10 ottobre del 2030, consolidando solo alcune parti del terminal ro-ro nel 2032».

Ma lo scenario che si trova oggi davanti chi cammina sulle colmate è già molto diverso sia rispetto al dicembre 2022, quando fu organizzato un tour con politici e giornalisti per toccare con mano i primi lavori a terra, sia rispetto a cinque mesi fa, metà maggio, quando è andata in scena la posa della prima pietra a mare.

Si avanza in mare

A saltare subito all’occhio, dicevamo, sono i primi 450 metri di molo foraneo (di 7 chilometri di dighe previste in tutto) in costruzione intorno alla vasca di colmata più piccola (300mila metri cubi) che una volta consolidata sarà piazzale per i ro-ro. Poco più avanti, in mezzo al mare, un pontone sta facendo un campo prova per le colonne di ghiaia che saranno inserite (fino a 9 metri di profondità) sotto gran parte delle scogliere che delimiteranno l’opera. «Ora stiamo riempiendo la colmata con quello che draghiamo per fare le scogliere, ma il dragaggio vero e proprio (15 milioni di metri cubi di sedimenti) ci potrà essere nel 2028», spiegano i tecnici, mentre evidenziano che nel frattempo sta andando avanti il corposo e delicato pacchetto dei monitoraggi ambientali previsti dalle autorizzazioni. «In questa prima vasca ricaveremo anche una parte impermeabilizzata per i dragaggi di manutenzione del futuro porto, in tutto un milione e 800mila metri cubi».

Per i fondali a 17 metri

Per capire quanto la terra, quindi il porto, si amplierà verso il mare Guerrieri e Pribaz indicano una barca a vela che sta navigando all’orizzonte, vicino al Molo Novo: «Con i piazzali si andrà fuori di un paio di chilometri». Per realizzare il canale di accesso delle navi sarà demolita e ricostruita la parte non vincolata della storica diga curvilinea. Detto con le note dell’Authority: «Per le opere marittime si prevede la realizzazione di una diga foranea esterna di 4,6 chilometri, composta dal nuovo molo di sopraflutto (diga nord) e dalla nuova diga della Meloria in sottoflutto (mentre quella vecchia verrà demolita)». Poi «dighe interne per 2,3 chilometri, a delimitare le nuove vasche di colmata (130 ettari) che si andranno ad aggiungere a quelle già esistenti (da 70 ettari)».

Il canale di accesso arriverà a 17 metri di profondità, per risalire a 16 a banchina e nello specchio acqueo interno: rispetto alla situazione attuale vuol dire dragare tra i 5 e i 7 metri nello specchio di mare più a largo e anche 10 metri all’interno.

Il “campo di ulivi”

Togliendo per un attimo gli occhi dal mare e voltandosi verso terra, vanno avanti i lavori sulla prima colmata, destinata ai container. Anche questa era una vasca dove i piedi sprofondavano nella melma: costruita nel 2001 e finita di riempire nel 2014 (con due milioni di metri cubi di sedimento), oggi è livellata e sembra una piantagione di ulivi. In pratica sopra ci è stato portato un metro di materiale di cava ed è stata fatta quella che viene chiamata precarica: ora una macchina sta mettendo via via un dreno, una sorta di nastro, che infigge il materiale in modo da far uscire l’acqua e compattare il terreno. “Strizza” i futuri piazzali.

L’appalto per questa prima vasca, 37 ettari consolidati, dovrà essere pronto entro il giugno del 2027: sarebbe la prima parte disponibile con destinazione container, che avranno a disposizione una settantina di ettari di piazzali, considerando anche la seconda vasca.

La gara tra privati

Starà all’ente pubblico completare i lavori marittimi e consegnare il primo lotto, i privati dovranno invece fare il banchinamento, le strutture sui piazzali, l’equipment, gru e tutto il resto. «Un operatore – ricorda Guerrieri riferendosi a Grimaldi – ha presentato un progetto che prevede di fare una piccola parte della banchina, ora è atteso il progetto anche di un altro operatore», e qui il riferimento è alla compagine capitanata da Msc. «A questo punto – conclude – l’Autorità portuale dovrà fare delle scelte. Si può immaginare una procedura di project financing dove avviene un confronto tra privati, questi due e potenzialmente anche altri». In ogni caso «un processo che selezioni progetti che dovranno essere aderenti ai criteri di interesse generale, fissati dall’Authority in concorso con la struttura commissariale». l


 

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