Il Tirreno

Pisa

La storia

Colpito da un infarto davanti a casa, salvato dall’amico: «Ho pensato: non ci credo...»

di Lorenzo Carducci
I due amici
I due amici

Pisa, provvidenziale il massaggio cardiaco: «Sono andato avanti una decina di minuti, poi sono arrivati a prenderlo e siamo andati al pronto soccorso»

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PISA. «Guardi, se non fosse stato per lei Massimo non sarebbe sopravvissuto. Complimenti». È quello che si è sentito dire Eduardo Francisco Cardoso, brasiliano di 43 anni, dai medici e dal personale sanitario dell’ospedale di Cisanello, dove il suo amico Massimo Silvestri, 72 anni, era arrivato in massima urgenza lo scorso 9 giugno per un infarto accusato fuori dalla sua casa di Ghezzano (San Giuliano).

Se quel giorno non avesse chiamato Eduardo e se quest’ultimo non si fosse precipitato a casa sua per assisterlo e praticargli il massaggio cardiaco, Massimo non sarebbe vivo. Invece lo è. Dopo due mesi di ricovero a Cisanello, di cui i primi 34 giorni in coma, e un percorso di riabilitazione neurologica e respiratoria all’ospedale di Volterra arrivato quasi al completamento, tra qualche settimana il 72enne potrà fare rientro a casa.

E grazie anche al supporto di Eduardo, ritrovare pian piano la quotidianità di prima. Il lieto fine che suggella una storia di amicizia e integrazione, sottolineando l’importanza di essere cittadini abilitati al primo soccorso, aspetto che proprio come in questo caso può segnare la differenza tra la vita e la morte di una persona. Una storia che, è bene chiarirlo, non ci arriva dal protagonista, magari con l’intenzione di vantarsene o di farsi pubblicità. A raccontarcela per primo è Fulvio Chelli, ingegnere livornese in pensione che ha conosciuto Eduardo per il suo impegno nel volontariato. Così abbiamo chiesto a Eduardo di condividere la sua testimonianza, e lui ha accettato, superando un po’ di timidezza.

Il racconto

«Quel giorno (il 9 giugno) ero al lavoro come aiuto cuoco in un ristorante, quando il mio amico Massimo mi ha chiamato chiedendomi se potevo passare da casa sua perché si sentiva poco bene – riavvolge il nastro il 43enne brasiliano, in Italia dal 2017 e capace di comprendere e parlare perfettamente la nostra lingua – Sono arrivato da lui e mi diceva che aveva caldo, aveva provato a mettersi a letto ma per il caldo si era dovuto alzare. Così gli ho detto di uscire a prendere un pochino d’aria: siamo andati in cortile, si è messo a sedere sugli scalini e poi si è accasciato a terra toccandosi il petto. Ho pensato: non ci credo, gli sta prendendo un infarto. Non mi rispondeva più, allora ho iniziato a fargli il massaggio cardiaco, nel frattempo ho urlato aiuto e i vicini hanno chiamato l’ambulanza. Sono andato avanti una decina di minuti, poi sono arrivati a prenderlo e siamo andati al pronto soccorso».

È stato lì che, nonostante le condizioni di Massimo fossero comunque critiche, i medici hanno ringraziato Eduardo per il suo intervento provvidenziale, un autentico salvataggio. «Durante il periodo di coma andavo quasi tutti i giorni a pregare per lui – riprende Cardoso – e una volta a settimana sono sempre andato a trovarlo anche a Volterra, con l’autobus. Adesso parla e sta meglio, tra poco tornerà a casa». Noi Massimo non lo abbiamo voluto disturbare, anche perché non ha il telefono con sé, ma ha dato il consenso affinché il gesto dell’amico avesse risalto. Quell’amico che ha ringraziato dal profondo del cuore non appena è tornato a parlare, raccontando a tutti chi fosse colui che gli ha salvato la vita.

Il corso di primo soccorso Eduardo lo aveva frequentato a Seravezza due anni fa, dove abitava prima di trasferirsi nel Pisano. Lo aveva fatto sia per la sua predisposizione ad aiutare gli altri, che per eventuali opportunità lavorative. In questi anni ha lavorato come aiuto cuoco e non solo, ma quest’ultima esperienza da “angelo custode” lo ha spinto a intraprendere un percorso per diventare badante.

«Penso che sia la strada giusta – commenta – mia mamma è stata infermiera, mio nonno ha sempre aiutato gli altri, per me assistere gli anziani o chi ne ha bisogno è una questione anche di famiglia. In più il fatto di aver lavorato come cuoco mi può aiutare. Voglio prendere il patentino di badante». Il patentino di amico prezioso e di cittadino generoso lo ha già. E anche senza un attestato di carta vale più di tutti.

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