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La tragedia

Pisa, donna di 40 anni trovata morta in cella: era in carcere da poche settimane - Cos'è successo

Pisa, donna di 40 anni trovata morta in cella: era in carcere da poche settimane - Cos'è successo

Il decesso sarebbe dovuto a un arresto cardiaco, la procura ha disposto l’autopsia. La donna era al Don Bosco da poche settimane per l’aggravamento della misura cautelare

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PISAUna detenuta di poco meno di 40 anni è stata trovata morta ieri mattina nella sua cella nel reparto femminile del carcere Don Bosco di Pisa. Il corpo senza vita dell’italiana è stato scoperto dagli agenti penitenziari durante il giro di controllo. Secondo quanto appreso, la donna era distesa nel letto e non dava segni di vita. Inutili i tentativi di soccorso non c’era ormai più nulla da fare.

Disposta l'autopsia


In base a una prima ricostruzione fornita, il decesso sarebbe avvenuto per un arresto cardiaco. Ma, per fare chiarezza, la procura ha disposto l’autopsia che sarà eseguita nei prossimi giorni all’Istituto di medicina legale di Pisa.

Sempre nella giornata di ieri, nel reparto femminile della casa circondariale, sono stati effettuati controlli straordinari con l’impiego di unità cinofile antidroga. Ma, secondo il Sindacato nazionale autonomo polizia penitenziaria (Sinappe), «al momento non risultano collegamenti diretti» con la morte della detenuta che si trovava al Don Bosco da poche settimane.

La donna era difesa dall’avvocato Andrea Fulceri del Foro di Pisa, il quale l’aveva incontrata l’altro giorno per parlare dell’appello cautelare presentato dopo l’aggravamento della misura cautelare che l’aveva portata in carcere.

Il sindacato: clima dentro al carcere teso

«Il clima all’interno del carcere appare teso – dicono dalla segreteria regionale del Sinappe Toscana –. Non mancano interrogativi sulla gestione notturna del reparto. Secondo quanto trapela, infatti, non è del tutto certo se nella fascia oraria notturna fossero effettivamente presenti entrambe le unità di polizia penitenziaria previste. Una circostanza che, se confermata, solleverebbe dubbi sull’organizzazione interna e sulla capacità della direzione di garantire un presidio adeguato anche nelle ore più delicate».

Dall’organizzazione sindacale che rappresenta gli agenti di polizia penitenziaria dicono di aver denunciato da tempo, le condizioni di lavoro al limite della sostenibilità per lo più determinate dalla cattiva gestione del personale. Restano al momento riservati sia il nome della vittima sia ulteriori dettagli sulla sua condizione giuridica e sanitaria. Si attendono sviluppi nei prossimi giorni, quando l’autopsia potrebbe fornire elementi chiave per ricostruire le ultime ore della donna e fare luce su una vicenda che, al momento, lascia più domande che risposte. 
 

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