Il Tirreno

Pisa

La riqualificazione

Pisa, dal degrado all’antico splendore: rinasce il giardino della Limonaia

di Francesco Paletti

	I giardini della Limonaia 
I giardini della Limonaia 

Completato il recupero dell’area verde del Palazzo Arcivescovile

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PISA. Sono tornati pure gli agrumi. «Ci sono 120 basi di pietra su cui sono stati poggiati altrettanti vasi di limoni e aranci», sorride il presidente dell’Opera della Primaziale Andrea Maestrelli. Il Giardino della Limonaia, l’elegante area a verde incastonata fra le alte mura di recinzione lungo via Capponi, il retro dei palazzi affacciati su via della Faggiola e gli uffici dell’Opera della Primaziale, è tornato all’antico splendore. «Un bellissimo giardino all’italiana, diviso in nove viali e 12 aiuole – continua Maestrelli –. Il piano di recupero, interamente realizzato dai progettisti e dalle maestranze dell’Opera, ha preso le mosse dall’impianto settecentesco del progetto realizzato nel 1787 dall’ingegner Stefano Piazzini: abbiamo rimesso a nuovo anche la vasca e le due edicole a grottesca». Sorride accanto a lui l’arcivescovo emerito Giovanni Paolo Benotto. Per almeno due motivi. Il primo è che «si tratta del perfetto complemento dell’Archivio diocesano che, dal 2001, si è trasferito nell’ex capannone degli agrumi, lo stabile dove un tempo venivano portate le piante durante i mesi più freddi – racconta –: è un luogo molto bello che potrà essere utilizzato anche per molte altre iniziative di tipo diverso». 

Il secondo motivo è più personale: «Per quanto riguarda gli interventi legati all’attività dell’Opera e alla Piazza dell’Arcivescovado, ho realizzato il mio penultimo desiderio da arcivescovo», sorride Benotto che l’11 maggio, in Cattedrale, passerà il testimone a monsignor Saverio Cannistrà, nuova guida pastorale della chiesa pisana. «Da decenni ho auspicato il recupero di questo spazio, da ben prima che diventassi arcivescovo – racconta –: a un certo punto era diventato una sorta di bosco urbano, un groviglio inestricabile di rovi, ma c’erano anche diversi pioppi che erano cresciuti spontaneamente e pure un bellissimo cedro del Libano poi seccato». 

Ha rischiato davvero l’oblio, infatti, quello splendido giardino voluto alla fine del Settecento dall’arcivescovo Angiolo Franceschi, il cui recupero è stato celebrato ieri con tanto di benedizione e taglio del nastro. Le ultime note di rilievo risalgono agli inizi del ’900, quando il cardinal Maffi mise a disposizione dei fratelli Antoni il giardino e il capannone degli agrumi: fra il 1906 e il 1907 divenne l’officina in cui i due pionieri dell’aviazione cominciarono a realizzare i primi prototipi del mitico monopolano “Modello 1911”, il velivolo che nel 1912 battè il record mondiale di traversata marittima volando da Pisa a Bastia, in Corsica, in un’ora e 43 minuti. Dopo, però, più nulla. Si sa solo che, a un certo punto, l’arcivescovo Camozzo, alla guida della diocesi fra il 1948 e il 1970, lo affittò a un vivaio. Poi nient’altro. Almeno fino al 2023 quando l’Opera della Primaziale ha dato il via al progetto di recupero. Resta, però, l’ultimo desiderio di monsignor Benotto. Quello non riuscirà sicuramente ad esaudirlo prima di lasciare la guida della diocesi, «ma chissà che, almeno da arcivescovo emerito, possa vederlo realizzato» sorride. Poi la butta lì: «Da tempo sogno il recupero delle cantine quattrocentesche del palazzo arcivescovile». Intanto si gode il Giardino della Limonaia, completamente recuperato. E incassa pure i complimenti del sindaco Michele Conti: «Pisa ritrova un luogo bellissimo», dice.


 

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