Il Tirreno

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Pisa, in aula 851 studenti in meno: tagliate anche le cattedre. Rischio “classi pollaio”

di Luca Cinotti

	Una classe di una scuola primaria (foto d'archivio)
Una classe di una scuola primaria (foto d'archivio)

Il calo demografico si fa sentire particolarmente nelle elementari. Sono 29 i posti in meno per i docenti rispetto allo scorso anno scolastico

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PISA. Al tintinnare della prima campanella del prossimo anno scolastico, a settembre, nelle aule delle scuole della provincia di Pisa ci saranno 851 alunni e studenti in meno rispetto all’anno precedente. Un numero che porta anche a un taglio delle cattedre disponibili, che scendono di 29 unità.

Scuole spopolate

I dati sono quelli a consuntivo delle iscrizioni ai vari ordini di scuola per il prossimo anno. Su queste cifre vengono infatti costruiti gli organici di diritto, a partire dalle indicazioni statali: la legge di bilancio per il 2025 prevede un calo degli organici, a livello nazionale, di 5.660 unità. Sul territorio, poi, ogni scuola chiede di poter attivare un determinato numero di classi e poi tocca all’Ufficio scolastico territoriale accogliere o respingere le richieste. I parametri ministeriali per la formazione delle classi sono quelli fissati dalla cosiddetta “riforma Gelmini”: nella scuola dell’infanzia servono da 18 a 29 alunni; alla primaria da 15 a 27; alle medie da 18 a 28; alle superiori da 27 a 30. I numeri si abbassano se in classe ci sono studenti diversamente abili. Questo è lo schema base. Ulteriori correzioni vengono fatte tra luglio e agosto, quando verranno diramati gli “organici di fatto” sulla base del numero di ripetenti, dei trasferimenti dell’ultimo momento e delle richieste di mobilità dei prof.

Intanto, però si fa il conto con lo spopolamenteo delle aule: complessivamente la nostra provincia passa da 51.780 a 50.929 studenti, dalle scuole materne fino alle superiori. Una flessione che in percentuale vale l’1,64 per cento: tutto sommato un numero basso rispetto alle altre province toscane, dove solo Arezzo e Firenze hanno cife inferiori. I numeri però non sono distributiti uniformemente tra i vari gradi. In particolare, sono le scuole elementari quelle che soffrono di più, con il 4,13 per cento di alunni e alunne in meno (654 in valore assoluto): è il valore peggiore della Toscana. Va meglio per le materne (-1,06 per cento), le medie (-1,23 per cento) e le superiori, dove addirittura c’è un lievissimo incremento dello 0,04 per cento. Tendenze comuni in tutta la regione e che indicano come la situazione è destinata a peggiorare in parallelo al calo demografico italiano.

Il rebus delle classe

Il numero degli studenti è pero solo una parte della questione. Dall’altra ci sono infatti i docenti, anche loro in calo. Va detto che alla provincia di Pisa va meglio rispetto alle altre zone della regione: sono 29 le cattedre in meno assegnate, con un calo dello 0,70 per cento, il dato più basso a eccezione di quello di Arezzo. Alla vicina Lucca, per dirne una, va molto peggio, con ben 44 posti in meno (l’1,09 per cento). Divari legati ai calcoli complessi dell’Ufficio scolastico regionale e che hanno comunque creato malumore nelle province più penalizzate (a partire, per l’appunto, da quella di Lucca).

In ogni caso, anche un singolo insegnante in meno può essere un problema quando si dovranno andare a formare le classi del prossimo anno scolastico. E il rischio ha un nome ben preciso: quello di “classi pollaio”, con un numero di studenti – anche in deroga – superiore a quello accettabile per una formazione degna di questo nome.

Ora la “palla” passa all’ufficio scolastico territoriale di Pisa che dovrà decidere quanti classi autorizzare per ogni singolo istituto. Un compito non facile e che, ogni anno, rischia di lasciare scontento più di un dirigente scolastico.


 

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